L’11 gennaio 2008 è scomparso all`eta` di 88 anni, Edmund Hillary.
Insieme allo sherpa Tenzing Norgay, il 29 maggio 1953 aveva raggiunto la vetta del monte Everest a quota 8.848 metri. Ma era tutto fuorchè il tipico alpinista no limits, che non guarda in faccia nessuno tranne, ovviamente lo sponsor che paga le attrezzature. Hillary era una persona innamorata della montagna, non del paesaggio, non dell’altitudine, non della sfida.
Per Hillary la montagna significava fare i conti con qualcosa che va oltre le nostre possibilità, l’importanza della cooperazione per risolvere un problema difficile, la necessità di dimenticarsi di essere speciali, o superiori, perché c’è qualcosa di molto più grande di noi. Per questo motivo ha sempre rifiutato lo stereotipo dell’alpinista bianco, e, per Norgay, quello dello sherpa servizievole che sacrifica la sua vita per il padrone. I media e le tracce storiche hanno lo stesso imposto la loro versione, ma Hillary e Norgay non hanno mai rivelato chi fosse arrivato per primo a mettere il piede sulla vetta della montagna più alta del mondo, finché entrambi erano in vita, nonostante la conquista del Chomolangma sia avvenuta proprio lo stesso giorno in cui, in Inghilterra, veniva incoronata la regina Elisabetta, nonostante Hillary abbia piantato la bandiera inglese, mentre Norgay ha offerto biscotti al cioccolato alla madre dell’universo. Hillary ha dedicato il resto della sua vita alla comunità degli sherpa nepalesi. E ha sempre ritenuto che il suo lavoro per i villaggi fosse assai più impegnativo delle scalate. E si è opposto al tentativo di far diventare l’Everest la nuova meta per ricchi in cerca di avventure. Adesso, in cima, sono arrivate oltre 3mila persone. Rimangono lassù solo pochissimi minuti, durante i quali molti, più che godersi la vista, vomitano per il mal di testa, e tornano immediatamente al campo base, prima che arrivino le tempeste del pomeriggio. In compenso, per arrivarci, fanno trascinare agli sherpa centinaia di bombole, tende, fornelli, attrezzature di ogni tipo che poi vengono abbandonate, trasformando i crepacci più alti in una immensa spazzatura.
contro la ‘metropolizzazione delle vette’ ha scritto molto Julius Evola, non troppo per convinzioni ecologiste, quanto piu’ per valorizzare un’aristocrazia elitaria di eroi scalatori.
cio’ nonostante la lettura della sua raccolta di scritti “Meditazioni dalle vette” e’ molto suggestiva.
altro suggerimento:
il film “Grido di pietra” di Werner Herzog (1991)
http://imdb.com/title/tt0102855/