Lotta all’Aids: un nuovo gel vaginale potrebbe rivelarsi la nuova arma contro la malattia

Science, 19 luglio 2009

Un’importante vittoria sul fronte dell’Aids: un gel vaginale ha dimostrato di ridurre significativamente il rischio di infezione del virus. I risultati sono stati presentati dal Centre for the AIDS Programme of Research in South Africa (CAPRISA) alla XVIII Conferenza Internationale sull’Aids a Vienna, Austria. Il microbicida contiene l’1 per cento di tenofovir, un antivirale già utilizzato nella lotta contro l’Hiv. Il gel ha ridotto del 39 per cento il rischio di infezione da Hiv e del 51 per cento quello da infezioni di herpes genitale. E in particolare, le donne che hanno usato il gel nell’80% delle volte che hanno fatto sesso hanno ridotto del 54% il rischio, mentre quelle che lo hanno usato solo la metà delle volte, sono arrivate al 28%: Se ulteriori studi confermeranno la sua validità, una diffusione di massa del farmaco potrà abbattere significativamente la diffusione della malattia, prevenendo per esempio, nel solo Sud Africa, oltre mezzo milione di infezioni.
Il gel può essere utilizzato autonomamente dalle donne, che in questo modo non sono più soggette alle preferenze del marito in fatto di protezione.


Il tenofovir previene la malattia impedendo all’Hiv di crescere nelle cellule umane. Preso sotto forma di pillola è già uno dei farmaci che fanno parte dei cocktail somministrati ai malati di Aids.
Lo studio ha coinvolto 889 donne ad alto rischio, che abitano zone urbane e rurali del KwaZulu-Natal in Sud Africa. Di queste, 98 hanno dimostrato positività al virus durante il test: 60 erano nel gruppo al quale è stato somministrato il placebo, 38 in quello che ha effettivamente ricevuto il principio attivo. Dovevano applicare il gel 12 ore prima del rapporto, e entro 24 ore dopo averlo avuto. Le partecipanti lo hanno usato per un periodo minimo di un anno.
Il tenofovir protegge due volte: le donne con herpes genitale infatti sono più sensibili all’Hiv. E la protezione che fornisce il farmaco anche contro questa patologia, favorisce anche una resistenza all’Aids.
Lo studio, effettuato dal Centre for the AIDS Programme of Research in South Africa (Caprisa). è stato finanziato dal Governo del Sud Africa e da quello degli Stati Uniti, tramite l’Usaid.

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