Ribellati.
Rallenta.
Pretendi slownews.
Slownews non ti droga con la notizia fasulla.
Slownews non sta sulla cresta dell’onda: non ha paura di raschiare il fondo.
Slownews non si lascia affascinare da conferenze stampa precotte: è l'informazione che tende l'agguato.
Slownews chiede a te che leggi, ascolti e digiti di liberarti dall'eroina dell'urgenza.
Da quel bisogno di pugni nello stomaco, bocca spalancata, cervello annichilito.
Le immagini del telegiornale si susseguono una dopo l’altra e ti lasciano senza respiro?Le parole ascoltate alla radio comunicano una piacevole tensione e danno la sensazione che grandi eventi stiano accadendo? I titoli del giornale diventano sempre più grandi, e usano un linguaggio esplicito, senza mezzi termini che ti inchioda sulla sedia.
E’ l’inevitabile stile del grande giornalismo, quello che fa sembrare più vere e sicure le informazioni. No?
Ma.
L’incalzare delle notizie non fa informazione, droga.
Droga il lettore, che ha sempre più bisogno di essere strangolato da un vortice.
Droga il giornalista, che per stare dietro alle presunte esigenze del pubblico deve lasciare perdere ciò che è successo davvero, per preferire ciò che sembra stia per accadere.
Droga il comunicatore, che è costretto a vendere una merce avariata, una serie di parole senza senso, che evocano immagini, rallegrano i cuori, fanno sorridere, viaggiano in un mondo che dura una frazione di secondo. Altrimenti tutti scoprirebbero che sono fantasmi.
Non è il tempo che conta.
E quello che viene detto.
Non è l'urgenza che conta, ma la velocità di una reazione pensata con il cervello.
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Slownews: al confronto la tartaruga in gara con la lepre era una schiappa.
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Slownews: arriva come una slavina e intrappola gli eventi come una colata di fango.