Aborti, feti e la Grande Scienza

Peggio di una tortura, peggio di quanto può capitare in un campo di
concentramento, peggio di ciò che si può immaginare sia possibile
patire se si diventa prede dell’estrema follia. A questo sono arrivati
i cattolici ufficiali, quelli che chiamano chi pratica altre religioni,
estremista, violento, senza dio, senza morale.
Forse non si sono mai trovati nella condizione di una donna. Proviamo a
ricordargliela. E ricordiamogli le più difficili che esistano.


Una donna è stata violentata. Ed è rimasta incinta. Decide di rifiutare
quello che nessuno vorrebbe. Decide in tutta coscienza, con la più
lucida razionalità, di non voler essere responsabile di un altro
crimine: mettere al mondo un bambino non desiderato, o peggio ancora,
che si attirerebbe per una vita gli odi di chi suo maglrado lo ha
dovuto mettere al mondo. Sa che c’è un’enorme differenza tra i bambini
voluti e quelli che fa schifo e male persino pensare a come sono stati
generati. E non per un momento, ma per tutta la vita. Sceglie di
evitare a se stessa e al bambino questo dolore.  E si ritrova a
fare i conti un’altra volta con la violenza, quella di chi le nega per
sempre la possibilità di dimenticare quello che è successo.
Un’altra donna ha desiderato un figlio, lo ha voluto con tutta se
stessa, lo ha cercato, lo ha avuto. Scopre che le anomalie sono molto
più frequenti di quello che si pensi. E che purtroppo non sempre sono
passeggere, o leggere, o facilmente risolvibili. Non crede che sia vero
che siamo nati per soffrire. Crede invece che sia giusto offrire una
prospettiva diversa, sopratutto se si ha la fortuna di nascere tra le
braccia di chi ti ha tanto voluto. Non è facile prendere la decisione.
Non sempre si riesce a essere veloci. E alla fine, quando si arriva
quasi alla fine, qualcosa interviene e getta indietro il boomerang, e
pone una condanna definitiva su una intera famiglia.
I ginecologi delle università romane non hanno dubbi: salvare il feto
anche se la madre dice di no è un dovere scientifico, sostengono.
Ammettiamo anche che lo sia. Ma quale scienza lo definisce? In altri
Paesi il limite di intervento è fissato alla 24 esima settimana. Al di
sotto di questo periodo viene esclusa la rianimazione. Ma ci sono
grandi differenze da Paese a Paese. In Canada per esempio si interviene
solo su indicazione dei genitori, un riconoscimento del principio che
il figlio non è un essere a se stante, ma fa parte di un sistema
strettamente connesso.


E il giorno stesso della comunicazione dell’appello, presso la Comunità
di Don Benzi, a Roma, ha parlato la mamma di una bambina di quindici
mesi "salvata" dall’aborto. Un bel caso da portare come esempio. 
Forse è solo l’unico. La bambina era stata rifiutata non perché i veri
genitori avevano cambiato idea. Ma perché non aveva i bulbi oculari.E
cercando di salvarla, le è stata procurata una emorragia cerebrale che
l’ha resa sorda e le ha lasciato anche una grave insufficienza
respiratoria. Una bella vita davvero. Un salvataggio in grande stile.
Ma i ginecologi hanno una scusa per non ritenersi oltranzisti, o almeno
non del tutto.  La loro non è solo una questione morale. C’è di
mezzo la Grande Scienza. E’ lei che ha ribaltato la situazione e ha
imposto nuove e sacrosante regole. La Grande scienza ha permesso di
salvare i neonati prematuri, ha rallegrato centinaia di mamme che
avevano desiderato la loro gravidanza, e la stavano perdendo. Come si
potrebbe condannarla? La Grande Scienza ha dimostrato che senza troppa
fatica possiamo ancora abbassare i limti. D’altronde tra poco potremo
pefino avere bambini al di fuori dell’utero no?
Per ora no. E si spera forse mai. Sarà l’unica possibilità che abbiamo
di rivendicare che le donne sono l’ultima frontiera da superare prima
di creare delle belle schiere di persone  belle, ordinate,
intelligenti, geneticamente predisposte a dare ottime prestazioni e, se
possibile, già che ci siamo, perché non schiave?
La
bambina che ora ha quindici mesi e che allora aveva 26 setimane,
dicono, scalciava e aveva una grande vitalità. Chi non si sentirebbe
strappare il cuore. Chi non darebbe ragione al team medico che si è
trovato di fronte a questa situazione e ha agito come sappiamo? Quello
che è successo dopo (l’emorragia e tutto il resto) è una conseguenza
imprevedibile…. Oppure no? La vitalità è una condizione
sufficiente?  Sembrerebbe di si. Ma alcuni studi condotti in
Italia in quattro regioni hanno dimostrato che su 121 gravidanze (tra
l’altro terminate spontaneamente e non con induzione) il 99 per cento
dei casi non ce l’ha fatta. E in ogni caso, oltre all’essere animati,
per crescere è necessario avere anche uno sviluppo tale da non
rischiare deficit gravissimi, polmoni ben formati, un sistema nervoso
che permette, quando si è adulti, di sentire il sole sulla pelle,
vedere i colori, sentire la musica, provare emozioni. E questo, quando
si nasce verso la 22 esima settimana è fisiologicamente impossibile.

La Grande Scienza che permette alla vita di prendere forme da incubo è
progresso. Non lo è invece quella che ha permesso alla gente di avere
figli quando li vuole e non averne quando non li vuole, che ha permesso
ai genitori di non divetarlo per caso, ma per scelta, che ha permesso
di identificare malattie gravi e fortemente limitanti già quando si è
nella pancia.
Di chi saranno tutti questi bambini che sfuggono all’aborto?
Aspetteremo che sia possibile congelarli in attesa di folte schiere di
genitori che li vogliono adottare a tutti i costi? O d’ora in poi a
tutti i genitori che fanno domanda, verrà oferta anche questa
possibilità? Lo desidera giallo, nero, bianco, o….scappato?
O verranno invece imposti alle loro mamme genetiche, così torneremo tutte ad abortire nelle cantine?
Forse sarebbe interessante che in ambito cattolico qualcuno, di tanto
in tanto si rendesse conto che esiste una dotrina sceintifica oscura e
poco conosciuta che si chiama evoluzionismo. Nel caso leggesse qualche
testo, potrebbe scoprire che, nell’uomo, a differenza che in altri
animali, l’evoluzione ha voluto che i nostri figli nascessero
prematuri, perché era importante che le madri seguissero da vicinissimo
la loro crescita. Solo in questo modo era possibile passare tutta la
mole di informazioni di cui il nostro genere ha bisogno per
sopravvivere in questo pianeta. E la coppia madre e figlio è dunque
alla base della nostra esistenza. Oddio. Non i preti, il pensiero e la
religione? No. E se proprio vogliamo neppure i maschi. Soprattutto se
ginecologi.

This entry was posted in corpi. Bookmark the permalink.