Proteste nelle strade in Sengal: lo spettro dei biocarburanti

L’anno scorso erano stati i messicani a protestare per i prezzi delle
tortillas. Quest’anno tocca invece al nord Africa: in Mauritania,
Senegal, Marocco, paesi dove le importazioni dei cereali sono cospicue,
stanno venendo a galla gli effetti della competizione per le derrate
alimentari sui mercati globali e del rialzo dei prezzi del petrolio.
In Mauritania per esempio i prezzi del grano sono saliti nell’ultimo
anno da 200 dollari/t a 360 dollari/t. Il governo ha reagito con
violenza alle dimostrazioni nelle strade di molte cittadine del sud est
del paese, contro il rialzo dei prezzi dei prodotti alimentari. E a
Kankossa, vicino alla frontiera con il Mali, mentre la folla cercava di
entrare e occupare la casa del prefetto regionale, un ragazzo di 18
anni è stato ucciso dalla polizia.


Il 23 settembre c’erano state manifestazioni anche in Marocco e Costa d’avorio.
Gli aumenti si stanno verificando in tutta l’Africa occidentale, dove
il vertiginoso incremento del costo del barile del greggio  ha
spinto molti agricoltori ad abbandonare le coltivazioni tradizionali,
per convertire molte parcelle di terreno alla coltivazione di
biocarburanti.
Anche in Italia il pane è aumentato, e sono aumentati di conseguenza
anche latte e carne. Ma da noi non ci vuole molto ad assorbire il
colpo. E i rialzi sono stati già dimenticati.
La situazione è invece completamente diversa in altri angoli del mondo,
dove la gente vive con un dollaro al giorno e dove piccole differenze
nel paniere degli alimenti essenziali, possono contare moltissimo.
In Senegal per esempio il malcontento generale sui prezzi è servito da
pretesto per innescare una reazione più ampia. A Dakar sono state
imposte nuove regole per la vendita ambulante, e la reazione è
diventata violenta. La capitale, settimana scorsa, è stata presa
d’assalto dai venditori che il governo ha deciso di mandare via per
fare di Dakar una “città pulita” e “moderna”. e che si è trasformata in
una più ampia manifestazione di malcontento generale contro il carovita.
In Senegal, da sempre un modello di stabilità in Africa e considerato
una delle democrazie più mature del continente, la molla che ha fatto
scattare le proteste è stata una decisione presa dal presidente
Abdoulaye Wade, che ha deciso di bloccare il tradizionale scambio di
merci per le vie della città per rendere il traffico più fluido. 
Il governo sta cercando da diversi mesi di trasformare Dakar: sono in
costruzione nuove strade e nuovi alberghi, in vista dell’ undicesimo
summit della conferenza islamica (Oic) che si terrà il prossimo marzo.
Il presidente Wade è entrato in carica nel 2000, ed è stato rieletto
nel marzo del 2007 con il 56 per cento dei voti, ma l’opposizione lo ha
sempre criticato perché non ha mantenuto la promessa di migliorare lo
standard di vita nel Paese, dove la popolazione, 12 milioni di persone,
vive soprattutto di agricoltura e pesca.
Ciononostante, come la vicina  Mauritania il Senegal è fortemente
dipendente dal mercato internazionale per l’importazione dei prodotti
essenziali, come grano o riso. e produce meno del 50% dei cereali di
cui ha bisogno.  
Il mercato centrale di Dakar, Sandaga, è governato dai Mourides, un
gruppo pro Wade. Sandaga è un mercato di tessuti e cibo, e ha avuto una
impressionante crescita negli ultimi dieci anni. Non a caso: in Senegal
la disoccupazione arriva al 60 per cento della popolazione, e l’unica
attività possibile per procurarsi un reddito è la vendita. Sandaga è un
punto di scambio e di riuso delle merci, ma è  diventato sempre
più  importante perché sempre i giovani vedono il mercato come
unico sbocco professionale. I mercanti che arrivano qui provengono
soprattutto dalla regione di Baol e sono tutti Mourides, come la
maggior parte degli  immigrati senegalesi che arrivano in Italia e
Francia.  
Il direttore generale della Fao, Jacques Diouf (senegalese) in ottobre
aveva indicato di rischi di problemi sociali e politici generati
dall’aumento dei prezzi dei cereali.  E chiudere il mercato in un
momento in cui aumentano i prezzi degli alimenti di base è sembrato un
invito a salire sulle carrette del mare per raggiungere, ancora una
volta, l’Europa.

Il presidente tiene molto alla modernizzazione del Senegal: per
riuscire a trasformare e a ripulire la città ha chiesto una
organizzazione che permette alle squadre di lavoro di lavorare 24 ore
su 24. Wade è anche uno dei promotori del Digital solidarity fund,
un’organizzazione che è stata creata per superare il digital divide che
separa l’Africa dal resto del mondo. In Senegal tutte le scuole si
stanno equipaggiando con i computer e grazie a una organizzazione
scolastica che ha sempre funzionato, i bambini dai 2 ai 16 anni
ricevono una alfabetizzazione informatica. Il presidente, che

In questo momento dunque non è mancato il tentativo di interpretare le
rivolte delle strade come una dimostrazione di forza del partito di
opposizione socialista. In realtà, proprio

Grazie alla rete internazionale che sono riusciti a mettere in piedi,
riescono a vendere sul mercato le merci a prezzi inferiori rispetto ai
negozi di Dakar, soprattutto elettronica e cosmetici.

Negli stessi giorni delle proteste si è tenuta una manifestazione del
sindacato, contro il costo della vita e in particolare quello delle
derrate di sostegno e degli affitti.

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