C’é anche l’Australia, alla 13esima conferenza internazionale sul clima che si è aperta inquesti giorni a Bali, in Indonesia. E’ la prima volta in quasi 11 anni che partecipa al summit delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. E la sorpresa è arrivata quando il premier australiano Rudd ha per prima cosa ratificato il protocollo di Kyoto. L’Australia, insieme a Cina e Stati Uniti era uno dei grandi dinosauri che non volevano sentir parlare di accordi internazionali e strategie per combattere l’effetto serra. E l’Australia è anche il Paese che ha il più alto tasso pro capite di emissioni di gas serra nel mondo. Il 50 per cento provengono da carbone.
Nella scelta del premier labourista ha pesato sicuramente il fatto che negli ultimi anni, in Australia, gli effetti del riscaldamento globale sono diventati tangibili, Nel 2006 il Paese ha vissuto la più grave siccità degli ultimi cent’anni. Le conseguenze, specie per le zone rurali, sono state pesanti: campagne ridotte a deserti, agricoltori disperati e prezzi dei generi alimentari saliti alle stelle, nonostante siano state prese severe misure di restrizione dell’uso dell’acqua. E quest’anno terribile è arrivato dopo altri sei precedenti anni di siccità.
Il precedente premier australiano, John Howard, centro destra, fedele alleato di Bush, aveva promesso un pacchetto di 300 milioni di euro da investire per produrre energia pulita e rinnovabile. Ma aveva anche sottolineato come l’Australia fosse il primo esportatore di carbone. Ha sempre negato l’esistenza dell’effetto serra e le responsabilità dell’uomo.
Ma molti ritengono che abbia perso le ultime elezioni, concluse il 24 novembre scorso, proprio a causa dell’effetto serra e negli sconvolgimenti climatici che hanno colpito il continente. Per una nazione dove il 40% del territorio è già desertico, la riduzione delle aree coltivabili è una minaccia seria: è in gioco il futuro di una delle agricolture più competitive del pianeta, uno dei pilastri del commercio estero australiano. E sono ormai molti gli australiani che si riforniscono per l’energia tramite la griglia di GreenPower: per una bolletta elettrica più cara, la corrente viene generata solo da centrali idrolettriche, eoliche o solari.
Rudd, in campagna elettorale, ha invece definito il cambiamento climatico «la più grande sfida morale della nostra generazione. Ed ecco dunque perchè in uno dei suoi primi interventi pubblici ha ribaltato il quadro precedente, lasciando gli Usa senza uno dei suoi più potenti alleati contro il protocollo di Kyoto.
Nelle due settimane di lavori, i paesi partecipanti dovranno arrivare ad un accordo che sostituisca il documento firmato a Kyoto nel ’97, e che vale solo fino al 2012. I due grandi nodi da sciogliere sono ancora la stabilizzazione delle concentrazioni dei gas serra, che nonostante gli accordi continuano ad aumentare: solo 36 nazioni hanno limiti nella produzione delle emissioni, e molti non li stanno neppure rispettando. Inoltre non è ancora stata fissata neppure la scaletta delle priorità per l’accordo futuro, ma si punta a profilare un nuovo accordo da siglare nel summit che si terrà a Copenhagen nel 2009. Poco prima che i rappresentanti di oltre 130 Paesi andassero a godersi un summit organizzato lungo le spiagge tropicali e che forse non porterà gran risultati, se si eccettua la sortita dell’Australia, l’Ipcc ha rilasciato un nuovo report che non lascia speranze: il riscaldamento è ormai inequivocabile. Le evidenze provengono da osservazioni sull’incremento della temperatura media dell’aria e degli oceani, lo scioglimento dei ghiacci e della neve, l’innalzamento del livello dei mari. Le emissioni di gas serra sono aumentate del 70 per cento dagli anni settanta.
E fare marcia indietro si sta dimostrando più difficile del previsto, non tanto per la gente, che ha più volte dimostrato la propria disponibilità, ma per chi tiene in mano le briglie della produzione e dei governi.