Da che parte sta il terrorismo? Un incontro a Milano

10 marzo 2008–ore 20
Cascina Autogestita Torchiera senzacqua
piazzale cimitero maggiore 18, Milano
[mezzi: bici, tram 14, bus 40, radiobus]
e-mail: torchiera@ecn.org
blog:  http://torchiera.noblogs.org

Chi sono i veri cattivi?
controllo, antiterrorismo e intelligenze criminali

Il 31 luglio 2007 Florian L., Axel H., Oliver R. e Andrej H. vengono chiusi nel carcere Moabit di Berlino. Tutti e quattro gli arrestati, con indosso tutte in stile Guantanamo, vengono poi trasportati in elicottero agli uffici del procuratore a Karlruhe la stessa notte, e posti in stato di arresto investigativo. Lo stesso giorno le case di altre tre persone, Matthias B. e due altri ricercatori vengono perquisite e viene loro notificato un provvedimento di indagine.

Una brutta storia di criminali, membri di Al Quaeda o mercanti di schiavi?
No. Ma neppure stinchi di santo: le persone che hanno ricevuto questo trattamento sono ricercatori e attivisti politici fortemente impegnati contro l’erosione delle libertà civili e contro la trasformazione sociale imposta da logiche commerciali. Nei loro testi sono presenti parole comegentrificazione, disuguaglianze, Parolacce di difficile comprensione. Ma che in realtà
descrivono in modo scientifico il processo di trasformazione a cui sono sottoposti anche
i quartieri popolari delle aree centrali delle città (a Milano, L’Isola),soggetti a forti
speculazioni del mercato edilizio.

In un mondo ideale, a chi pensa diversamente si contrappongono altre idee. Ma siamo
invece in un mondo fin troppo reale. L’arresto di Florian, Axel, Oliver e Andrej sembra
essere una delle tante "sviste" della lotta al terrorismo. Una lotta che, così com’è
concepita, serve a seminare il terrore, più che a combatterlo.
L’arresto infatti è stato fatto in base all’articolo 129a del codice penale tedesco,
introdotto dal Parlamento nell’agosto 1976 per affrontare il problema della RAF (Roten
armate fraktion, un gruppo assimilabile alle Brigate rosse). L’articolo criminalizza la partecipazione, la promozione e l’appoggio a organizzazione terroristiche, più che gli atti criminali in sé, rendendo quindi fondamentale la costruzione di una organizzazione terroristica come prerequisito per l’uso di questo reato da parte di una pubblica accusa. Dato che si tratta di un "reato associativo", un individuo può essere perseguito e punito per tutti i reati commessi dall’organizzazione della quale è parte, anche se non viene provato che sia coinvolto direttamente in nessuno di essi.

Andrej H. è stato liberato a fine ottobre e il suo mandato di aresto è stato revocato.
Il 10 marzo sarà a Milano, alla Cascina  Autogestita Torchiera senzacqua, a raccontare la sua storia. E visto che quello che è successo a lui potrebbe riguardare ciascuno di noi, insieme a Mirko Mazzali (avvocato) e Blicero

(Supporto legale-Genova G8) cercheremo di tracciare i paralleli con le leggi e le situazioni italiane, di capire quali sono le logiche della lotta al terrorismo, quali sono i modi per difenderci dalle sue false interpretazioni.

Per saperne di più
http://www.digicult.it/digimag/article.asp?id=1073 (italiano)
http://annalist.noblogs.org (tedesco-inglese)
http://einstellung.so36.net/it (italiano)
http://education.guardian.co.uk/higher/worldwide/story/0,,2153121,00.html
(inglese)
contatti per l’iniziativa: 380 3059647

Negli ultimi anni in Germania l’opposizione politica e il giornalismo di
indagine sono stati pesantemente sotto attacco da parte di polizia e
servizi segreti. Molti giornalisti sono stati spiati, molti manifestanti
contro il G8 sono stati criminalizzati, e ora anche scienziati sociali
con posizioni
critiche vengono accusati di essere parte di una organizzazione
terroristica per essersi avvicinati ai movimenti sociali e aver usato
parole come "gentrification", "precarizzazione" e
"marxista-leninista" nelle proprie pubblicazioni, e perché proprio
questi materiali sono state ritrovate anche in alcune lettere inviate da
un gruppo che ha rivendicato una serie di attentati contro auto ed
edifici militari nei dintorni di Berlino dal 2001 in poi.

Dopo il crollo del blocco comunista e la transizione al capitalismo in
Germania Est, alcuni degli arrestati sono stati coinvolti in ricerche e
azioni contro i processi di "gentrification" (ovvero la sostituzione
della popolazione dei ceti meno abbienti con gente di ceto medio e alto
in zone "strategiche" della città, attraverso il rialzo dei prezzi
immobiliari). In particolare alcune porzioni orientali di Berlino sono
state oggetto di un ampio progetto di ristrutturazione con effetti
devastanti per le famiglie con meno reddito, il tutto guidato dalle
dinamiche di privatizzazione introdotte dopo la riunificazione. Gli
studi condotti su questa transizione, però, non sono stati solo di
natura accademica, ma cercavano di spingere il cambiamento sociale
attraverso l’organizzazione di comitati di vicinato che hanno preso il
nome di "We will al stay" (Resteremo Tutti, ndt), di cui due degli
accusati hanno fatto parte. Inoltre le ricerche condotte da uno degli
accusati hanno mostrato che più del 50% dei 140.000 abitanti del
distretto in ristrutturazione di "Prenzlauer Berg" avevano abbandonato
l’area, giungendo alla conclusione che il progetto "si opponeva
diametralmente alle politiche del consiglio comunale e distrettuale che
afferma di puntare a riabilitare e conservare le attuali strutture
sociali". I fondamenti scientifici di questo ragionamento, che
illustrano effettivi sviluppi sociali ed economici, sono stati
pesantemente criticati dagli attivisti e dai residenti al tempo,
generando un grande dibattito politico

L’arresto infatti è stato fatto in base all’articolo 129a del codice
penale tedesco, introdotto dal Parlamento nell’agosto 1976 per
affrontare il problema della RAF (Roten armate fraktion, un gruppo
assimilabile alle Brigate rosse). L’articolo criminalizza la
partecipazione, la promozione e l’appoggio a organizzazione
terroristiche, più che gli atti criminali in sé, rendendo quindi
fondamentale la costruzione di una organizzazione terroristica come
prerequisito per l’uso di questo reato da parte di una pubblica accusa.
Dato che si tratta di un "reato associativo", un individuo può essere
perseguito e punito per tutti i reati commessi dall’organizzazione
della quale è parte, anche se non viene provato che sia coinvolto
direttamente in nessuno di essi.

L’articolo 129a è stato usato tradizionalmente per criminalizzare i
movimenti di sinistra. Il nucleo fondamentale dell’articolo è il suo
stato di emergenza che ne garantisce la possibilità di sospensione dei
diritti civili di base protetti sotto la normale legislazione penale e
procedurale. La detenzione è un elemento centrale dell’articolo, dato
che i sospetti sono tenuti in prigione per mesi o addirittura anni in
attesa di giudizio, senza alcuna indicazione di che cosa siano in
pericolo di fare. I diritti di visita sono praticamente inesistenti: i
sospetti sono tenuti in isolamento per 23 ore al giorno, gli è permesso
ricevere solo una visita alla settimana, e anche gli avvocati devono
parlare ai loro assistiti attraverso un vetro antiproiettile. Spesso i
sospetti sono tenuti in prigioni lontane dalle proprie case, rendendo
quasi impossibile per amici e parenti le visite. Il diritto alla difesa
viene pesantemente limitato, dato che gli avvocati non hanno accesso
agli atti di indagine, rendendo la preparazione della difesa dei loro
assistiti parecchio complessa, come anche il fatto che la corrispondenza
dell’arrestato è totalmente sotto il controllo del giudice.

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