Un’idea per l’hackmeeting? Maker faire

2008-05-05

Il 3 e il 4 maggio, un po’ lontano da noi, vale a dire a San Mateo, in California, si tiene un festival che celebra il saper fare, lo scambio,l’open source. Due giorni in cui tutti, possono andare e scegliere se limitarsi a guardare, impugnare un cacciavite, mettersi alle tastiere, oppure mettere in mostra e condividere quello che si è già realizzato. (maker, ovvero chi fa, fabbrica) viene definito dagli organizzatori come un evento "famigliare", un evento DiY (Do it yourself). Ed è già al terzo anno. L’anno scorso hanno partecipato scienziati in cucina, entusiasti del robot da sgabuzzino, smanettoni in ogni campo. E al festival si può vedere di tutto, tutto quello che la creatività può produrre con le macchine o con un po’ di conoscenza tecnologica, se solo si sa uscire da uno schema pre imposto, o dalle regole del gioco. A Maker fare si posso vedere dalle Joy slippers, letteralmente un paio di pantofole per "disegnare con i piedi", al Light doodles, che permette di creare fantasmi luminosi sopra a una fotografia, Marvin, un robot punk autoprodotto,

The skull, ovvero un teschio fatto di rifiuti tossici che al posto degli occhi ha due enormi schermi attraverso i quali si possono vedere film come La notte dei morti viventi, L’ultimo uomo sulla terra o l’intera serie di Flash Gordon, ma può anche emettere voci umane rielaborate, a partire da testi che gli vengono inviati. Oppure le Magical Urban Creatures come lo spirito caduto del coniglio, ovvero degli animali fantastici, semoventi, e costruiti con avanzi vari recuperati negli scarti urbani.

 

 

 

 

Alla scorsa edizione c’era l’angolo Serpica Naro: Swap-O-Rama-Rama, per liberarsi dai propri vestiti e ripensare, con gli scarti, a un nuovo stile di abbigliamento, che oltre a vestire consenta pure connettività. E anche il più classico geek: Electric Western , con il suo un campionario di strumenti elettronici, dal sintetizzatore a vapore, al robot cantante, costruiti esclusivamente con pezzi riciclati e comunque antichi.

La notizia del festival probabilmente circolava in fanzine e blog, ma la cosa interessante è che è stata pubblicata anche sull’ultimo numero di Economist. perché? Perché questo tipo di iniziative sono un laboratorio, sono l’unico punto ormai rimasto in cui si producono, e soprattutto si scambiano, ovvero si possono pure migliorare, innovazioni degne di questo nome, e non ricicli di vecchie idee. E, sottolinea l’Economist, tutto questo è possibile perché le componenti elettroniche sono sempre meno costose, sempre più gente ha a che fare e vuole avere a che fare con loro, sempre più gente, grazie a internet, condivide e confronta con tutto il resto del mondo quello che fa, e grazie al concetto di open source, che sta finalmente e per fortuna uscendo dai confini del software, lo può migliorare senza limiti e senza vergogne.
L’anno scorso al Maker Faire sono arrivati 40mila visitatori. Può essere un’idea per il prossimo hackmeeting?

This entry was posted in no limits. Bookmark the permalink.

3 Responses to Un’idea per l’hackmeeting? Maker faire

  1. lobo says:

    ma smetterla di cacare il cazzo, no ?

    che poi se postava una mail cosi’ su hackmeeting subito AH CHE PIPPONE

  2. tibi says:

    forse era meglio una mail privata?

  3. saper fare says:

    almeno i link giusti, no?

Comments are closed.