Nucleare 1: i quesiti del referendum

L’8-9 novembre 1987
il primo quesito del referendum nucelare chiedeva:

1- Volete che venga abrogata la norma che consente al Cipe (Comitato
interministeriale per la programmazione economica) di decidere sulla
localizzazione delle centrali nel caso in cui gli enti locali non decidono
entro tempi stabiliti?
(la norma a cui si riferisce la domanda è quella riguardante "la procedura
per la localizzazione delle centrali elettronucleari, la determinazione delle
aree suscettibili di insediamento", previste dal 13° comma dell’articolo
unico legge 10/1/1983
n.8)

L’ 80,6 per cento degli italiani ha detto si. In pratica nessuno voleva che
un’autorità nazionale potese sovrapporsi, per ragioni strategiche, a quella
locale, soprattutto per una situazione  in cui gli abitanti di un territorio
potrebbero subire delle conseguenze molto gravi.
Sono passati  più di vent’anni e qualcuno
ha sollevato dubbi sul fatto che ormai le cose sono cambiate, che tanto ornai
le centrali sono sicure, che il nucleare è fondamentale per rispettare i
parametri di Kyoto e continuare a vivere una vita prospera e sprecona. Ma  a Scanzano Ionico è stato fatto di tutto per
cancellare il nome della località dall’elenco dei siti per la raccolta di scorie
nucleari previsti nel decreto.314 del 13/11/2003.  E finora non è
ancora apparso all’orizzonte nessun comune “nuclearista”. Quelli
denuclearizzati (che hanno votato in consiglio il divieto di realizzare sul
proprio territorio centrali nucleari) nel 1987 erano già più di 500. Nel
frattempo sono continuati ad aumentare.

Gli altri due quesiti erano

2- Volete che venga abrogato il compenso ai comuni che ospitano centrali
nucleari o a carbone?
(la norma a cui si riferisce la domanda è quella riguardante "l’erogazione
di contributi a favore dei comuni e delle regioni sedi di centrali alimentate
con combustibili diversi dagli idrocarburi", previsti dai commi
1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,11,12 della citata legge)

3- Volete che venga abrogata la norma che consente all’ENEL (Ente Nazionale
Energia Elettrica) di partecipare ad accordi internazionali per la costruzione
e la gestione di centrali nucleari all’estero?
(questa norma è contenuta in una legge molto più vecchia, e precisamente la
N.856 del 1973, che modificava l’articolo 1 della legge istitutiva dell’ENEL)

Il primo sottolineava ancora il ruolo dei comuni e li “convinceva” a non
cedere alla tentazione del nucleare per recuperare fondi. Il terzo è stato di
fatto superato: l’Enel al tempo era statale. Ora è una multinazionale. Dunque
può operare dove vuole. Per questo ha aperto centrali fuori dall’Italia, per
esempio in Slovacchia.
I referendum dell’87 in effetti non abolivano il nucleare "de facto".
Non avrebbero potuto, non essendoci un legge che sanciva il nucleare, ma solo
delle modalità, e non potendo chiedere "siete voi favorevole al
nucleare" (i referendum in Italia non prevedono questa possibilità), i quesiti
erano stati individuati in modo da  consentire il blocco delle procedure. 

Possiamo anche ritenerli vecchi. Ma guarda caso, proprio in relazione al
primo, recentemente ci sono stati problemi per la realizzazione del deposito di
scorie radioattive a Scanzano Ionico, proprio perché il paese si è opposto. 

Possiamo anche ritenerli vecchi, ma di fatto neppure a livello internazionale è
stato risolto il problema dei rifiuti. Possiamo anche ritenerli vecchi, ma,
nonostante l’Italia aderisca a un trattato europeo per la condivisione delle
competenze sull’atomo (Euratom) che sancisce l’obbligo a utilizzare l’energia
atomica solo a fini pacifici, nessuno chiarisce quanto atomo e potere militare
siano in stretta connessione. Non fosse altro perché le centrali avranno
bisogno anche di un controllo e di un monitoraggio continuo. Il che significa
che un territorio, oltre ad avere a che fare con il rischio nucleare, avrà
anche a che fare con una militarizzazione.

Non solo: la centrale nucleare sicura è un sogno, non tanto per la gente
comune, o per i politici. Ma soprattutto per i tecnici. Che sono più coscienti
di noi di quale tipo di energia abbiano per le mani, e di quale futuro e di
quale modello sociale stiamo per costruire. L’energia sarà ancora più
centralizzata e gestita dall’alto. Orami invece esistono prove che ci sono altre
possibilità, che seguono modelli diversi, non utopici, ma già realizzati,
efficienti, funzionanti. E per nulla “per pochi”.  

 

 

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