I media italiani stanno facendo una scelta precisa: trattano
dell’immigrazione quasi esclusivamente con riferimento alle notizie di cronaca,
e, seguendo un presunto desiderio del lettore medio, approfondiscono solo la
parte emozionale della notizia, senza fornire informazioni corrette. Nonostante
l’Italia sia stata negli ultimi vent’anni soggetta a una profonda
trasformazione, che l’ha trasformata da paese di migranti a paese di
immigrazione, e nonostante la parola immigrazione sia comparsa con una frequenza
sempre maggiore (+15%), non vengono quasi mai pubblicati studi e analisi per
capire a fondo la situazione. Quasi mai per esempio vengono riportate le
statistiche relative all’immigrazione, soprattutto non vengono mai riportate
quelle relative alla criminalità, il problema che viene sempre associato alla
presenza di stranieri.
Se andiamo però a vedere
dati che sono pubblici e disponibili per tutti (http://giustiziaincifre.istat.it/)
, per esempio quelli prodotti dall’Istat, l’istituto nazionale di statistica,
la realtà immaginata da politici e giornali cambia drasticamente, e l’incubo si
trasforma in un sogno normale. Le notizie che vengono fornite sempre con un
taglio negativo, inquietante, con lo scopo preciso di mettere paura, per poter
giustificare poi un sistema di controlli e repressione che in realtà coinvolge
tutta la popolazione, diventano inutili e false se si leggono i numeri reali.
In particolare, a fronte di un incremento del 500 per cento
del numero di permessi di soggiorno dal 1990 a oggi ( e ovviamente di un
aumento ancora più consistente di immigrati clandestini) i tassi di criminalità
in Italia sono rimasti invariati. E non c’è stata crescita nelle regioni a più
alto tasso di immigrazione
.
Le denuncie di reati contro l’incolumità,
l’economia e la fede pubblica (che comprendono per esempio lo
spaccio di stupefacenti e altri reati contro l’incolumità e l’economia) erano 395,9 (ogni 100mila abitanti) nel
2000
e sono diventate nel 2005 401,2. Dunque a fronte a aumento percentuale
degli stranieri pari a centinaia di volte in percentuale, l’aumento dei reati è
di un ordine di grandezza pari invece a 1,3 per cento.
Le cinque regioni più colpite nel 2000 erano Valle d’Aosta, Abruzzo,
Umbria, Molise, Lazio. Diventano nel 2005 Liguria, Lazio, Lombardia, Campania,
Calabria.
La Toscana, dove
negli ultimi dieci anni gli immigrati sono quadruplicati, non compare nei primi
dieci. E la prima regione italiana per presenza di stranieri (la Lombardia)
compare solo al terzo posto nel 2005.
Anche il
comportamento di chi ha subito un arresto è diverso da quanto previsto da chi
forza l’informazione: gli immigrati scarcerati a seguito dell’indulto del 2007,
in particolare quelli rumeni, hanno avuto un bassissimo tasso di ricaduta nei
10 mesi successivi.
A fronte di questi dati c’è invece una realtà economica
consistente: il 9,7 del prodotto interno lordo italiano viene dal lavoro degli
stranieri regolari. Ma a questo va aggiunto quello degli stranieri senza
permesso di soggiorno, visto che in Italia si calcola che al Pil ufficiale
andrebbe aggiunto un 40% in più dovuto dovuto ad attività irregolari.
L’Italia, nell’ambito dell’Unione europea, è anche ai primi
posti per il volume di denaro che gli immigrati inviano verso i loro Paesi di
origine. Una ricchezza che ormai supera in volume la cifra che i Paesi
occidentali destinano per gli aiuti ai Paesi poveri.