Una nuova tecnica messa a punto da ricercatori canadesi e americani, l’intensity mapping, consentirà di mappare e studiare la materia oscura. Permette di rivelare le emissioni radio di lunghezza pari a 21 cm con un dettaglio maggiore che in precedenza. Finora infatti era possibile misurare solo le emissioni con z=0,24 (lo spostamento verso il rosso che dimostra i movimenti degli oggetti celesti) ora invece è possibile avere un maggiore dettaglio grazie a misurazioni di z tra 0,5 e 2,5, il che in pratica significa che è possibile mappare porzioni più remote dell’universo. Grazie a questo tipo di valutazioni potrà permettere di studiare la materia oscura e le evoluzioni dell’universo su larga scala. In particolare serviranno a provare la spinta che fa espandere l’universo.
I ricercatori ottengono in questo modo una mappa tridimensionale dell’emissione a 21cm e correlandola con la posizione di 10mila galassie deboli, già rivelate otticamente, hanno dimostrato che stanno in realtà ottenendo dati anche sulle emissioni di gas nelle galassie più prossime.
Le osservazioni sono state permesse dal gigantesco telescopio Green Bank, il più grande del mondo, che dal 2000 ha permesso di conoscere large porzioni di cosmo.
L’energia oscura è una forma di energia che si trova in tutto lo spazio ed ha una pressione negativa: E’ stata introdotta per spiegare come mai le galassie e le stelle più lontane siano meno luminose di quanto ci si potrebbe aspettare. L’energia oscura infatti altera l’effetto della gravità (che valeva forse quando l’universo era più piccolo), accelerando l’espansione dell’universo.
Mentre la scoperta dell’accelerazione risale al 1998, ancora non ne sono chiare le cause.
Si sa invece che le onde sonore disperse nell’energia cosmica del primo universo, hanno lasciato delle impronte che hanno influito sulla distribuzione delle galassie. E studiando le emissioni dell’idrogeno gassoso nella llunghezza 21 cm sarà possibile vedere come la struttura è cambiata neglli ultimi miliardi di anni, proprio grazie alle forze impresse dall’energia oscura.
Il progetto, finora, è riuscito a mappare l’idrogeno gassoso su aree del cosmo molto più grandi e lontane che in precedenza, analizzando, con il telescopio Gbt, un area che era stata già mappata in dettaglio con la luce visibile dal telescopio Keck II, delle Hawai.
La nuova tecnica comunque, consente di avere informazioni anche non conoscendo l’esatta posizione delle galassie. Invece di investire tempo e risorse per individuarle, ora è possibile raccogliere solo le loro emissioni radio, un’operazione che fornisce informazioni su molti più corpi celesti e anche sul materiale che si trova in mezzo tra l’uno e l’altro.
Gli astronomi sono riusciti anche ad eliminare le radio interferenze dovute alle emissioni umane e di alcune strumentazioni astronomiche, captando solo quelle che provenivano da fonti decisamente lontane.