A volte ritornano. E questa volta tocca al Ddt, il famigerato insetticida della classe dei clorurati organici, rinvenuto anche a decenni dalla sua messa fuori commercio nel latte delle donne o nel grasso degli animali che vivono nelle aree più estreme.
Il messaggio è forte: la malaria sta uccidendo milioni di persone in Africa, non possiamo più permetterci di salvare gli uccelli e mietere vittime umane. Il ddt è servito a eliminare la malaria nei paesi occidentali fino a gli anni settanta, dunque servirà anche ora. Il Ddt è il mezzo migliore, non ci sono rischi per la salute, lo si può usare in grandi aree, è economico, di facile applicazione. Uno strumento perfetto.Non si tratta del messaggio portato avanti da uno sparuto gruppo di oltranzisti della chimica. Proprio in questi giorni in Malawi si stanno incontrando esperti per discutere sull'opportunità di usare questo strumento. Richieste di intervenire con i vecchi metodi sono partite da più parti, giornali autorevoli come Lancet, che ha pubblicato una ricerca sull'efficacia delle zanzariere irrorate di ddt, governi come quello sudafricano, che ha intrapreso le prime campagne, organizzazioni cone Africa fighting malaria, sudafricana ma con solide basi negli Usa, e la World health organization, l'Oms, che nel corso del 2006, ha dichiarato che il Ddt, se usato correttamente, non comporterebbe rischi per la salute umana e che il pesticida dovrebbe comparire accanto alle zanzariere e ai medicinali come strumento di lotta alla malaria.
Paul Hermann Müller, l'inventore, fu premiato nel 1948 con il Premio Nobel in Fisiologia e Medicina "per la scoperta della grande efficacia del Ddt come veleno da contatto contro molti artropodi". Ma la fama del Ddt era durata poco: introdotto nel 1939, già negli anni Sessanta aveva fatto scattare numerosi sospetti. E' di quel periodo anche il libro di Rachel Carlson, illustre antenata di tutti gli ambientalisti, che in Primavera silenziosa avvertì il grande pubblico dei pericoli degli insetticidi organici. I composti organici persistenti sono sostanze utilizzate soprattutto in agricoltura, pericolose e ubiquitarie. restano a lungo nell'ambiente. Vengono trasportate da un Paese all'altro dagli oceani e dalle correnti atmosferiche, hanno un elveato grado di bioaccumulazione, in particolare nei tessuti grassi.
Nel 1972, il Ddt viene proibito per uso agricolo negli Stati Uniti, nel 1978 anche in Italia, dove però l'Enichem ha continuato a produrlo fino al 1996. A livello internazionale però bisogna aspettare molto di più. La Convenzione di Stoccolma sui composti organici persistenti (Pop), ha sancito la messa la bando nel 2004, ma al suo interno sono state ammesse eccezioni specifiche, nel caso il prodotto venga usato per programmi per la difesa della salute umana. La Convenzione insomma ha scelto di sottolineare il principio che un conto è vietare in assoluto l'uso massiccio di prodotti tossici nelle campagne, un conto è rinunciare per sempre a prodotti che in casi estremi possono ancora risultare preziosi.
E il problemaè, come spesso avviene, sempre il solito: fino a che punto è giustificato l'uso di uno strumento pericoloso per risolvere un male altrettanto grave? Qual è la linea di confine e dove deve essere posta?
Le regole e i controlli imposti dalla Convenzione per la produzione, l'immagazzinamento, l'uso del Ddt complicano la cosa. E pochi Paesi sono in grado di assicurare le garanzie necessarie a un impiego controllato e sicuro.
Ma anche gli insetticidi alternativi, principalmente quelli a base di piretrine sintetiche, sono costosi e non del tutto privi di rischi. il Vietnam per esempio ha registrato un calo dei casi di malaria nonostante abbia abbandonato il Ddt dal 1991. La Thailandia, confinante con il Vietnam, continua ad usare il Ddt ed ha però un'incidenza di casi ancora minore. In questi anni è stato utilizzato anche in Swaziland, Mozambico ed Ecuador, Uganda e Sri Lanka. Però proprio qui, come i India, l'uso ha portato alla creazione di insetti resistenti, ed è stato abbandonato in favore di altri composti. In Messico è stato usato tutt'altro approccio: precoce segnalazione dei casi di malaria, trattamento medico, pulizia dei corsi d'acqua e altri siti di riproduzione delle zanzare su segnalazione delle comunità locali, uso di volumi contenuti di insetticidi a base di piretro. In Kenya si sta riducendo la malaria grazie a un programma che coinvolge i coltivatori di riso e prevede una gestione più attenta delle acque, l'introduzione dei sistemi biologici di controllo e la distribuzione di zanzariere.
Secondo Pesticide action network, l'organizzazione che negli anni passati si è battuta per l'eliminazione dal mercato degli insetticidi più tossici, unica cosa giusta in questo approccio, è la gravità del problema. Ogni anno 270 milioni di persone vengono infettate e le vittime in totale sfiorano i due miloni. Un problema che tocca oltre 100 paesi. L'area più colpita è l' Africa sub sahariana con il 90% dei casi e l'80% delle morti. Ciò significa che a livello mondiale due quinti della popolazione, vale a dire due miliardi di persone, sono esposte al rischio di contrarre la malaria. Ma il Ddt continua a essere pericoloso, e secondo Pan la Convenzione di Stoccolma dovrebbe prevedere una totale messa al bando.Pan smantella infatti alcuni miti classici . Uno di questi riguarda la salute umana: anche la Who sostiene che il prodotto non produce dani irreversibili. Ma nel corso di questi anni sono state confermate alcune ipotesi presenti già negli anni Settanta, vale a dire che il Ddt fosse carcinogenico, potesse produrre malformazioi, riducesse la potenzialità riproduttiva. L'uso del Ddt come antimalarico, prevede che venga spruzzato sui muri, dove lascia degli inequivocabili segni bianchi. Ma questi segni caratteristici vanno inevitabilmente insieme con una più alta contaminazione di Ddt nel sangue degli abitanti.
Pan arriva a conclusioni condivise anche da molte altre associazioni: la malaria non si combatte come una normale malattia, con un rimedio. E' invece un male sociale che ha profonde connessioni con gli stati di degrado in cui si trovano molte aree dei Paesi africani. E solo intervenendo a più livelli è possibile salvare le vite.
Il Ddt insomma potrebbe essere un rimedio buono solo per impieghi limitatissimi, e comunque ne andrebbero valutati i rischi, primo tra tutti quello della generazione di forme di resistenza delle zanzare, ma anche di altri insetti
Prima di fare campagne massiccie, che hanno ancora inevitabilmente il sapore del colonialismo buono, da dama dell'opera pia, andrebbe anche ascoltata la reazione della gente sottoposta ai trattamenti. In alcuni Paesi, le zanzariere, l'unico mezzo veramente indispensabile per combattere la malaria, vengono vendute a prezzi troppo alti.Proprio in Malawi, dove il governo in gennaio ha tra l'altro annunciato di voler tornare al Ddt, molti esperti locali di salute e ambiente hanno espresso perplessità. e l Agricultural Research and Extension Trust (ARET), una associazione locale di produtori agricoli, ha protestato vivacemente.