L’ortica fa parte delle cosiddette “piante neglette”: è un’erbaccia infestante, punge, e cresce nelle zone più degradate. Ma la continua ricerca di nuovi tessuti, high tech e in fibra naturale, ha spinto a riconsiderarla. Si è scoperto infatti che nell’antichità con l’ortica veniva fabbricata una stoffa morbida e brillante, della consistenza della seta, con proprietà traspiranti simili a quelle del lino, antistatica, termoregolatrice.
La Regione Toscana, insieme al Cnr, ha varato un progetto: miglioreranno la vecchia pianta di ortica con tecnologie di miglioramento genetico. Salvando un antico patrimonio.
Cosa manca ancora a un film, per fare in modo che lo spettatore abbia l’impressione di vivere un’esperienza reale? L’odore. L’esperienza olfattiva infatti dà la sensazione di essere “sul posto” e vivere le avventure dei protagonisti. Già nel 1960 per Scent of Mystery di Jack Cardiff, venne presentato lo Smell-O-Vision, un distributore di profumi con 30 diversi odori sincronizzato con la pellicola. Il sistema sincronizzava gli effluvi con le immagini ma erano necessari oltre 2 km di tubi di plastica che lasciavano uscire gli odori dallo schienale di ogni poltrona. Polyester di John Waters (1981) fu invece il primo film in Odorama: a tutti gli spettatori veniva distribuito un cartoncino «gratta e annusa» a settori numerati che veniva utilizzato quando compariva sullo schermo il numero corrispondente. A distanza di vent’anni l’idea viene ripresa e perfezionata: l’operatore telefonico giapponese Ntt proporrà Dvd Odorama in tutto il Giappone. Le fragranze verranno inserite in un apparecchio collegato a Internet che abbinerà odori e scene durante la visione del film.
Marc Terrance George, giamaicano, non ce l’ha fatta. Ma in futuro altre persone potrebbero imitarlo con maggiore successo: per rientrare illegalmente negli Stati Uniti, e sfuggire ai controlli biometrici che vengono già adottati lungo alcune frontiere, Gorge ha cercato di crearsi una nuova identità. Come i cyberpunk dei romanzi di fantascienza ha sostituito la pelle dei polpastrelli della mano con quelle dei piedi. Non è stato fermato per l’irregolarità delle impronte digitali: le sue dita tumefatte hanno insospettito la polizia transfrontaliera ed è finito in carcere. L’idea era buona: mentre le guardie sono in grado di effettuare un esame generale, che si basa su molti elementi, la biometria non è del tutto ineludibile. Anche se il “fai da te” da piccolo criminale, sarebbe forse da preferire un esoso chirurgo plastico da dive holliwoodiane.