No limits 5

Si chiama PHaSR, ovvero Personnel halting and stimulation response (la traduzione è arresto di persona e risposta allo stimolo): è un fucile che non uccide ma neutralizza potenziali nemici grazie a un fascio di luce laser. Un arma come questa, potrà essere utile nei posti di blocco nelle aree a maggior rischio di attentati, dove a causa dell’elevata tensione si verificano reazioni eccessive che provocano inutili vittime.La potenza del raggio è variabile e si può regolare in funzione della distanza del bersaglio. Se utilizzato correttamente, si limita a confondere e a stordire temporaneamente.Il PhHaSR fa parte delle nuove armi in dotazione all’esercito americano che puntano a immobilizzare, più che a eliminare, l’antagonista. La somiglianza del PHaSR con la spada degli eroi di Guerre stellari potrebbe però indurre a pericolosi sbagli. Il PHaSR infatti non è del tutto innocuo: a distanza ravvicinata produce scottature e lesioni permanenti alla retina.

Presso i laboratori del Mit (Massachusettss institute of technology) si è tenuta una originale competizione scientifica di biologia sintetica, una nuovissima disciplina scientifica che si colloca a metà tra biologia e ingegneria. Studenti di tutto il mondo si sono sfidati nella realizzazione di oggetti, strumenti e apparecchi costruiti con una materie prima diverse dal solito: non molle, cavi, schede o chip, bensì componenti biologiche come geni e proteine. Tra i finalisti sono arrivati progetti che riguardavano magliette fotosensibili, termometri, rivelatori di batteri contaminanti. Presso l’Mit è già disponibile un catalogo di componenti biologiche, chiamato Bio Bricks. Proprio come capita per i circuiti elettronici con resistenze e transistor, possono essere utilizzate per creare circuiti genetici. La biologia sintetica è ancora poco conosciuta. Ed è proprio per stimolare una nuova generazione di riceratori che vengono fatti sfidare gli studenti. Un gruppo della Pennsylvania State University ha organizzato una gara di staffetta tra batteri Escherichia coli, che, come testimone, utilizzavano una molecola. I giovani ricercatori hanno vinto Il premio Best New Sport grazie al quale sperano di introdurre la biologia sintetica anche in campo sportivo.

Si chiama idrogel. E’ un materiale organico sviluppato dall’equipe di Glenn Prestwich dell’Università dello Utah e può essere utilizzato come materia prima per realizzare degli organi. L’idrogel, costituito da zuccheri uniti a cellule vive e materiale connettivo, si presenta in sottili fogli che possono entrare in una stampante, per essere impressi con un disegno. Una volta ritagliati e riuniti uno sopra l’altro possono dare vita a strutture organiche tridimensionali. In una fase iniziale dovrebbero servire solo per la ricostruzione di tessuti danneggiati. Tra cinque anni però potrà servire per costruire parti funzionali per l’apparato circolatorio e renale. Ipotizzando il futuro, il medico potrà spedire via fax il modellino di un cuore, nel caso ci trovassimo in dificoltà in una località di vacanza remota, dove esiste solo un ambulatorio di pronto soccorso.

Le agenzie di pompe funebri hanno rilevato che recentemente è aumentato il numero di persone che chiedono di essere accompagnate nella bara da un cellulare. Da sempre i defunti vengono seppelliti con gli oggetti ai quali erano più affezionati. Ma dai tempi dei faraoni, che preferivano oro, cibo e animali impagliati, sono cambiare molte cose. In un periodo in cui nessuno sarebbe capace di vivere senza telefono, era facile immaginare che lo volesse anche da morto, anche se in effetti è uno strumento utile nel caso ci si risvegli tra i cuscini di raso. Le agenzie però suggeriscono ai famigliari di spegnere l’apparecchio, e non per risparmiare la batteria: se arrivasse, anche per errore, una telefonata durante il funerale, potrebbe risultare inopportuna. Resta acceso invece, ma solo per dodici mesi, il telefono proposto dall’inventore tedesco Osnabruck, ideato per parlare in qualsiasi momento con il cadavere del congiunto. In questo caso però, è auspicabile che dall’altra parte non risponda mai nessuno.

Nascono banche dati sempre più potenti e il loro uso è ormai diffuso ovunque. Ordinando una pizza via telefono per esempio, si può scoprire che il pizzaiolo al quale ci rivolgiamo abitualmente oltre a conoscere il nostro indirizzo a causa delle precedenti ordinazioni, sa anche quali sono i nostri gusti preferiti. Sa che amiamo ordinare formaggio doppio e bere molta birra, e che qualche volta invitiamo altri tre amici. Imbarazzante ma sopportabile. In futuro però la situazione potrebbe essere diversa. Incrociando i dati con quelli delle analisi di laboratorio messi da noi a disposizione libera, firmando un codicillo che ci faceva accettare un servizio di prevenzione sanitaria, il pizzaiolo ci avvertirà che non è possibile ordinare un extra di salsiccia, e neppure un paio di uova nel calzone: il colesterolo è troppo alto. La pizzeria fa parte della stessa catena presso la quale abbiamo prenotato un posto per il secondo spettacolo di un cinema piuttosto distante. Per questo motivo l’operatore ci avvertirà che, visto che non abbiamo prenotato il radiobus (della stessa compagnia) e intendiamo guidare, non è il caso che ci scoliamo una birra formato gigante. Chi volesse sperimentare cosa si prova a vivere una situazione, per ora, paradossale come questa, può andare sul sito Pizza Palace (http://boreme.com/boreme/fynny-2005/pizza-palace.p1.php (in inglese)

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