Che fatica dare un nome alle cose

Natica josephine è un mollusco gasteropode. Il nome appare forbito ma non deve trarre in inganno. Tradotto in italiano significa chiappa di Giuseppina. E’ stato chiamato così in onore di un particolare anatomico della bellissima Giuseppina De Beauharnais. Al suo consorte, Napoleone Bonaparte, è invece dedicata la Napoleonaea imperialis, un arbusto africano. 

Due dei più grandi musicisti di tutti i tempi…

 (Amadeus Mozart e Ludwig van Beethoven) sono ricordati da una vespa, la Mozartella behetoveniensis. Frank Zappa è diventato un pesce. E ci sono anche i Beatles, i trilobiti  Avalanchurus lennoni, Avalanchurus starri e Struszia mccartney. I ricercatori che hanno inventato questi termini, Adrain e Edgecombe, sono dei melomani. Ad altri trilobiti, tra il 1993 e il 1997 hanno assegnato i nomi dei componenti del gruppo dei Sex Pistols e dei Ramones. Forse ascoltavano i loro successi mentre maneggiavano i fossili per studiarli. 

Tutti gli organismi che abbiamo citato esistono, o sono esistiti, davvero. E non sono stati inventati da un gruppo di goliardi pazzerelloni, ma da insigni cattedratici che si dedicano a una delle branche più difficili della scienza: la tassonomia, ovvero la classificazione di tutti gli esseri viventi che vivono sulla Terra. 

Il nostro pianeta è abitato da  40 milioni di specie diverse, tra animali, vegetali, funghi, batteri. E gli studiosi stanno cercando di assegnare un nome a ciascuno di essi. 

Non che ne abbiano un reale bisogno. Animali e piante hanno già un nome comune che spesso ricorda la loro forma, o una loro caratteristica. Le campanule si chiamano così perché ricordano piccole campanelle. La spatola, un uccello, deve il suo nome al becco a forma di paletta.

Identificare gli organismi in modo inequivocabile, dunque con un nome scientifico, è però come mettere ordine in un cassetto di calzini spaiati. Se gli si dà un’etichetta si possono poi riunire in gruppi, per esempio in base alle parentele genetiche. Ricavandone, per comparazione, anche nuove informazioni sulla loro biologia, o sul comportamento. 

Nei testi di medicina del 1700, per dare dignità scientifica all’argomento, gli esseri viventi venivano identificati con una espressione coniata in latino, una lunghissima serie di termini che corrispondeva alla descrizione completa di ogni particolare. Esempio: cyclamen est planta genus, flore monopetalo, rotato, globoso, in quinque partes sursum revolutas plerumque secto: ex calyce antem furgit pistillum posticae floris parti adinstat clavi infixum, quod deinde abit in fructum feré globosum, membranaceum, multisariam dehiscentem, feminibus foetum ut plurimum oblongis angulatis, placentae affixis.

Tradotto in italiano, e semplificato significa: quel fiore a petalo unico diviso in cinque parti girate in sù. 

In una parola: il ciclamino.

Era una formula complicata. In più ogni giorno si scopriva una nuova specie. Presto non ci sarebbe stata carta sufficiente per tutte.   

Il problema venne risolto da Linneo, un botanico svedese. Propose di sostituire la frase con una più agile coppia di termini. Il primo indica il genere, una categoria che raggruppa diversi organismi affini: per esempio tutte le rose, oppure tutti i gatti. In pratica equivalente al cognome. Il secondo, la specie, è proprio di un certo tipo di individui, in pratica corrisponde al nome.

Inizialmente i ricercatori, un po’ per narcisismo, un po’ per praticità, utilizzavano il proprio cognome, o quello di altre persone importanti. Poi non è stato più possibile: solo il 3 per cento della biodiversità (la varietà delle forme di vita) è stato studiato finora. Sono più di un milione per esempio i ragni che aspettano un nome scientifico. Nella stessa situazione sono più di 3 milioni di batteri e oltre 500 mila vegetali. 

Come verranno battezzati? Gli scienziati, come abbiamo visto, sono creativi e hanno molta fantasia. C’è chi utilizza gli anagrammi: la lobivia, un fiore, è originaria della Bolivia. Chi preferisce gli isogrammi (nessuna lettera viene ripetuta più di una volta): bracypolemius, un coleottero. Chi si affida ai palindromi (si leggono nello stesso modo anche al contrario): aragara (una mosca). 

Una organizzazione internazionale, l’International code of nomeclature, cerca di mettere ordine, impedendo per esempio che venga dato lo stesso nome a un insetto e a un uccello come è capitato per il genere Argus  riutilizzato da 10 scienziati per altrettanti animali diversi. Ma la quantità di nuove specie è tale che è difficile controllarli tutti. Non solo: a volte alcune, già note, cambiano nome nel corso degli anni perché in seguito a una scoperta sono state attribuite a un altro raggruppamento. E’ a causa di ciò per esempio che uno dei dinosauri più famosi, il brontosauro (gigantesco erbivoro dal lungo collo), ha dovuto convertirsi nel meno affascinante apatosauro.

E così ora è praticamente ammesso ogni tipo di termine. Ed è sufficiente che appaia in una pubblicazione specializzata perché diventi ufficiale.

Sono frequenti persino i particolari anatomici: Colon rectum, un coleottero, Mamillaria, un cactus a forma di mammella, Vagina, un altro mollusco, e Phallus, un fungo. Le parole magiche: Abracadabrella birdsville, un ragno. Non mancano gli sponsor: Sorolopha bruneiregalis, una farfallina chiamata così nel 1994 per ringraziare le Royal Brunei Airlines che probabilmente hanno contribuito alle spese di viaggio dei ricercatori. 


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