La fisica del caos e l’antico gioco delle biglie

In Italia si tira con l’unghia del pollice o dell’indice puntata verso il basso. La mano e l’avambraccio restano immobili a mezz’aria, mentre lo scatto delle dita imprime alla palla un’accelerazione moderata, e permette di calibrare il lancio in funzione delle difficoltà del percorso. In Inghilterra invecesi utilizza il knuckling down, un gesto che consente di effettuare lanci potenti e superare grandi distanze: il palmo della mano viene tenuto verso l’alto, con la nocca del dito indice appoggiata sulla sabbia, per avere maggiore stabilità. Le prime tre dita della mano sono riunite a mazzetto: la punta del pollice, che si trova appena dietro l’indice, viene scagliata in avanti con l’aiuto del medio.
Sono queste le tecniche più collaudate e di sicura efficacia, per giocare a biglie, un passatempo antico, che risale a 3 mila anni fa, ed è diffuso in ogni continente. Biglie di argilla sono state trovate nelle tombe degli Egizi, ma anche in quelle degli indiani americani, mentre i Romani usavano biglie di vetro colorato. Il gioco ha infinite versioni.La più antica prevede che si debba passare in successione sotto nove archi, tirando da una distanza di 1,5 metri. La più moderna, Mondial billes, è un campionato internazionale che coinvolge 60 mila giocatori ogni anno. Si gioca su piste lunghe settanta metri, in parte di sabbia, in parte di legno, plastica e tappeto erboso, lungo le quali vengono disseminati tornanti, montagne, gimcane e trabocchetti di ogni genere. I finalisti partecipano alla sfida mondiale che si tiene ogni anno a fine agosto a Royan, in Francia.

Granelli ribelli
Tutti giocano, o hanno giocato, a biglie. Ritenuto un passatempo da bambini, può non essere un gioco da ragazzi. Per sagomare carreggiate, costruire sponde, ottenere la massima scorrevolezza, per calcolare le curve e gli ostacoli in modo che il giocatore possa mettere alla prova le sue capacità ma neppure subire la frustrazione di perdere la pallina a ogni tiro, si utlizzano elementi di fisica, chimica, balistica. La sabbia è un materiale incoerente, non sta insieme, mentre la più tradizionale biglia in plastica, da 3 centimetri di diametro, è leggera, salta e ha un moto caotico.
La sabbia ha un comportamento molto particolare: i granelli che la compongono, presi singolarmente, sono solidi. Quando sono in tanti però si muovono come se facessero parte di un liquido.
La superficie di ciascun granello di sabbia ha forma irregolare e spigolosa, e c’è comunque un certo attrito, che aumenta se le particelle sono particolarmente fini e si incastrano uno dentro all’altra. Ma le forze di coesione, che dovrebbero mantenerli aderenti uno all’altro, sono troppo deboli. Risultato: scivolano uno sull’altro e non restano insieme. «Se si forma un cumulo con la sabbia asciutta, l’inclinazione delle pareti, che corrisponde all’angolo di attrito del materiale, non può mai superare i 35 gradi», continua Micheloni. Questo significa che se il cumulo ha un diametro di 60 centimetri, non può essere alto più di una ventina di centimetri. La sabbia aggiunta scivola inesorabilmente verso il basso, il che diventa un problema se si vogliono costruire curve paraboliche legermente inclinate, rampe e sottopassi, ovvero tutti gli elementi che possono contribuire a rendere il gioco più interessante.

Effetto acqua
Il problema si risolve con l’acqua: le pareti di una torre costruita con un secchiello da un bambino sono quasi verticali. Come mai? Perché la sottile pellicola d’acqua che riveste i granelli stabilisce una forza di attrazione che li tiene attaccati uno all’altro come fosse una colla.
La coesione è più grande se i granelli sono più piccoli. Le sabbie più indicate per costruire piste, ma anche i castelli di sabbia (vedi Focus n.59), sono dunque quelle sottili, che si trovano su litorali bassi e soggetti al continuo rimescolamento delle onde (vedi Focus n.95). Per esempio quelle della riviera adriatica. Sono da evitare invece le sabbie a grani grossi, superiori a 1-2 millimetri di diametro, come quelle che si trovano in Sardegna.
Fondamentale è comunque la tecnica di costruzione. Il materiale va compattato e bagnato, disposto a strati successivi alti un paio di centimetri e lisciato. Pestando, i granelli più fini scendono verso il basso e si incastrano tra di loro per un fenomeno noto come stratificazione spontanea delle miscele granulari, molto noto ai bambini che utilizzano i setacci, e studiato da un gruppo di riceratori dell’università di Boston che hanno pubblicato i loro risultati sulla rivista Nature. Trattata in questo modo la sabbia si comporta come se fosse asfalto, e le biglie scorrono senza lasciare tracce, dunque senza frenare la loro velocità per colpa dell’attrito. Ma la rugosità va evitata anche per un altro motivo: aumenta la superficie esposta all’aria, e rende più veloce l’evaporazione dell’acqua. Non a caso le ore migliori per giocare sono quelle della sera, tra le sei e le nove, mentre le spiagge ideali sono quelle esposte a nord est, e le giornate coperte, senza vento, assicurano una maggiore tenuta del fondo della pista.

Ridateci Bitossi
«Ogni anno in estate vengono messe in circolazione in Italia circa 2 milioni di biglie» dice Secondino Cavanna della Diwa, una delle quattro ditte italiane che producono biglie. Per fabbricarle si usano due stampi che vengono iniettati a caldo con una polvere di materiale plastico fuso, da una parte trasparente, dall’altra colorato. Le mezze biglie vengono poi saldate con gli ultrasuoni. Dentro viene infilato un dischetto con una immagine impressa. Sono comuni soggetti di fantasia e personaggi dei cartoni animati, ma i soggetti più classici sono gli stessi di quarant’anni fa, quando le biglie di plastica hanno definitivamente sostituito quelle di vetro: le facce dei campioni di ciclismo, automobilismo e calcio.Si continua a giocare però con Merx, Lauda, Trapattoni, che ormai appartengno al passato. Nella realizzazione di una biglia, i costi più alti sono quelli della stampa del cartoncino. «La biglia, per la sua forma sferica, è però un oggetto particolare, che scatena un desiderio di collezionismo, e le palline vengono gelosamente conservate fino all’età adulta anche da chi non gioca più», dice Paola De Sanctis Ricciardone, antropologa. «Le biglie poi sono un tipico gioco infantile, che si trasmette di generazione in generazione senza la mediazione degli adulti. Come altri simboli che appartengono al mondo dei bambini, per esempio le spade e i vestiti da principessa, riescono a sopravvivere persino quando non hanno più alcuna funzione pratica».

Brivido parabolico
Le biglie rappresentano i campioni e le competizioni vengono effettuate su circuiti identici, anche se in formato ridotto, a quelli di Montecarlo, Monaco, Monza. «Per prevedere la velocità con cui affrontare una chicane senza rischiare di tagliare le curve, o calcolare come superare un rettilineo in un unico lancio evitando di uscire dalla sponda, bisogna avere esperienza e capacità», spiega Stefano Viciguerra, presidente della National checoting association, filiale italiana di una associazione internazionale fondata in Florida. Oltre ad avere una squadra nazionale formata da 10 persone, promuove il gioco delle biglie su tutte le spiagge della riviera romagnola, proponendo gare ogni settimana. «Il bravo giocatore è quello che sa calibrare bene la potenza dei tiri, e il tiro migliore non è necessariamente quello più lungo, ma quello che porta la biglia nella posizione più vantaggiosa per il tiro successivo», precisa Micheloni. Una serie di curve va per esempio superata a partire da una posizione arretrata, con un tiro unico che parte dal centro della pista. Se si è costretti ad affrontare una parabolica partendo sul lato interno, e in prossimità dell’imboccatura, è preferibile non mirare al centro (la palla si fermerebbe sulla sponda) ma verso il perimetro esterno.
L’errore più comune? Consiste nel tenere l’unghia troppo distante dalla biglia: la velocità del dito non si trasmette alla pallina, ma si smorza nell’urto. Lo commettono spesso i principianti e i bambini più piccoli, che non hanno accesso alle competizioni anche per un’altro motivo: una buona parte del gioco, per loro, è la distruzione della pista, da effettuare in una manciata di minuti.

This entry was posted in Generale. Bookmark the permalink.