Gli ultimi rantoli di Bush

Nonostante il suo destino sia ormai segnato, Hulk sta
compiendo gli ultimi atti del suo mandato. Impossibile dire se sono gli ultimi tentativi di
rivendicare una vitalità prima di essere inghiottito per sempre dall’ombra, o
mattoni su cui costruirà un nuovo futuro. Hulk è Bush nelle ultime fasi del suo
mandato. Le più pericolose perché ormai l’attenzione dei media punta tutta sul
nuovo presidente. E mentre la gente non pensa ad altro che a farsi catturare
dal fascino di Obama, Bush continua a lavorare intensamente per portare a casa
altre conquiste che modellano il mondo a sua immagine e somiglianza. Per
esempio ha varato una legge che permette a chiunque di portare armi all’interno
dei parchi nazionali, e ha modificato le regole per ottenere le licenze necessarie
per costruire strade e dighe: prima era necessario chiedere permessi al
national Marine Fisheries Service e dimostrarne l’impatto ambientale. Ora basta
un’auto certificazione.

Nella fretta dell’ultimo minuto non poteva certo mancare un
regalino per le compagnie petrolifere, che sono state il motore dell’era Bush.

E così a meta novembre 
Hulk ha approvato un provvedimento che permette alle compagnie
petrolifere di ottenere licenze per la perforazione in un’area di 800mila ettari
che si trova tra Colorado, Wyoming e Utah. Non si tratta di pozzi tradizionali
però. In quest’area il petrolio è intrappolato in una particolare roccia, lo
scisto. E’ una roccia sedimentaria, che quando si è formata conteneva grandi
quantità di residui organici, che nel tempo si sono trasformati in idrocarburi.
Non contengono in realtà petrolio in senso stretto, ma kerogene, che del
petrolio, in altre condizioni, è il progenitore. Estrarlo non è per niente
facile. Sono necessarie enormi quantità di acqua. E la Green River in Colorado
è già molto arida. Non solo, Il procedimento produce anche una enorme quantità
di gas serra sia perché viene consumata energia, sia perchè durante
l’estrazione si libera gas contenente metano e anidride carbonica. L’acqua
usata si arricchisce di benzene, che poi finisce nella falda acquifera.

L’estrazione, in ogni caso, non sarà imminente. Il
provvedimento è una sorta di assicurazione per il futuro. Per una seconda.
Quella in cui il mondo scoprirà di non avere più molto petrolio a disposizione
e quello rimasto farà arricchire a dismisura chi ha ancora la possibilità di
venderlo. Bush si sta preparando per il futuro insomma.

Prima che fosse troppo tardi, prima che chi non è del
settore potesse rendersi conto del valore di queste rocce, ora, quando ancora può
sembrare che gli scisti siano interessanti, ma neppure troppo, era urgente
dunque fissare condizioni economiche particolarmente vantaggiose: le compagnie
pagheranno solo il 5 per cento di royalty nei primi cinque anni di attività,
poco se paragonato al 12,5 e al 18,8 per cento dovuto per la produzione
convenzionale di petrolio e gas.  

Le riserve di scisti petroliferi sono quasi interamente
sotto il controllo del governo americano da quasi cento anni: nel 1910 venne
siglato il Pickett Act, che consente al presidente di turno
di effettuare esprori. Vengono considerati un punto strategico per la sicurezza:
secondo le stime in quelle rocce si sono accumulati 1,5 mila miliardi di barili
di petrolio, vale a dire 5 volte le riserve dell’Arabia Saudita, o anche l’intero
ammontare delle riserve mondiali di petrolio conosciute ora.. Troppo per essere
ignorati.

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