No al maestro unico

CONTRO IL MAESTRO UNICO

Petizione in difesa della pluralità docente nella scuola elementare

per firmarla vai qui
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Questo è il testo
La volontà del ministro Gelmini di reintrodurre il maestro unico nella
scuola elementare è gravissima. Ormai sono vent’anni che questa figura
è stata superata definitivamente, estendendo a tutta la scuola
l’esperienza di collaborazione e condivisione di responsabilità tra
docenti che era maturata nel Tempo pieno. La pluralità docente ha
permesso ai maestri e alle maestre di approfondire la conoscenza
disciplinare e ha rafforzato lo spirito di collaborazione, rendendo la
scuola elementare una comunità di conoscenze.
Il governo invece vuole solamente un ritorno al passato che gli
permetta di ottenere nuovi risparmi ai danni della già tartassata
scuola pubblica. Che senso ha infatti stravolgere la scuola elementare,
che tra l’altro viene valutata positivamente anche nei test
internazionali, se non con l’obiettivo di mettere in crisi un settore
della scuola pubblica a vantaggio del mercato e delle scuole private?
Per queste ragioni noi, insegnanti, genitori, cittadini, ci dichiariamo
fermamente contrari a questi progetti, ci impegniamo a mettere in atto
tutte le iniziative che potranno contrastarli e a sensibilizzare in
tutti i modi l’opinione pubblica.

Cosa significa in termini di didattica
la restaurazione del maestro unico nella scuola italiana
– Non sarebbe più possibile la suddivisione delle materie disciplinari
tra diversi docenti: il maestro o la maestra unica dovrà insegnare
tutte le materie per tutto il programma previsto nei 5 anni e dovrà
aggiornarsi su tutto.

– Non sarebbe più possibile impostare il lavoro dei docenti in classe
sulla collaborazione e sul confronto, specialmente in riferimento ai
bambini con difficoltà, alle scelte didattiche, agli stili di
apprendimento. Ogni insegnante tornerà ad essere solo di fronte alla
classe, alla didattica, alla psicologia dei bambini e delle bambine.

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Musica Rom. Niente di pittoresco.

  Venerdì 3 ottobre, a Roma, presso la Feltrinelli Libri e Musica, Piazza 
  Colonna 31/35, a partire dalle ore 18,00, sarà presentata in anteprima
  assoluta la raccolta di partiture musicali per orchestra sinfonica di
  Alexian Santino Spinelli dal titolo «Romanó Drom» (Carovana Romaní), 
  musicista compositore, docente di cultura rom e da sempre una delle
  persone che più stanno cercando di modificare l’immagine che dei rom
  ha la gente comune.
  Il Cd contiene 11  brani, è pubblicato da una casa editrice di musica
  classica (Ut Orpheus Edizioni di Bologna)  ed è la prima raccolta di lavori
  per orchestra sinfonica composti e pubblicati da un Rom.
  Alexian è un personaggio esplosivo. Impone la sua presenza. E lo fa
  proprio perché quella del suo popolo, invece, viene quotidianamente
  cancellata da leggi da segregazione razziale, dalla negazione dei
  protocolli internazionali che dovrebbero garantire ai rom una serie di 
  garanzie, dal tentativo di negare la dignità umana a persone normali.
  Ma il mito romantico del rom con il violino che è solo un’altra faccia di quello straccione, va fatto morire. I rom non sono nè ladri nè pittoreschi, E la presentazione di  una orchestra sinfonica, secondo Alexian, vuole proprio sottolineare il fatto che le radici della musica europea classica sono strettamente collegate con la musica rom. Non possiamo cancellare le nostre radici.

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Illusioni napoletane: rifiuti e donne in movimento

Illusioni napoletane.  Un video sulle donne e i movimenti legati alla bufala dei rifiuti e della spazzatura, a Napoli.

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Mouthrevolution!

Un video esilarante….

Hack the food: mangia cibo vero, fatto da te, parti da ingredienti base, non lasciare che altri ti infilino in bocca povertà del mondo, inquinamento, ingiustizia, sfruttamento….

 

 

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Cina, una inutile scelta: ambiente o sviluppo?

La scelta tra sviluppo e ambiente è un inutile  (e ormai vecchia) questione. In Cina viene posta adesso, all’alba delle Olimpiadi, solo perché il comitato minaccia di sospendere alcune gare.

Ma proteggere l’ambiente non significa solo avere energie pulite, o foreste più dense. E le operazioni di facciata servono a poco.

video cina 5.flv

(dedicato a Otted… )

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William Gibson, la pubblicità e la fine del cyber punk

Premetto che non ho mai avuto il mito di William Gibson: il suo stile di scrittura, ma anche quello dell’altro padre del cyber punk, Bruce Sterlig, non mi piace. Lo trovo farraginoso, inutilmente "particolare", ed è difficile restare senza fiato mentre si segue la trama. Detto questo, so bene che i suoi libri sono stati una pietra miliare, anche se la vera fantascienza per me resta quella di Philip Dick.
Nonostante tutto però ho deciso di prendere in mano Guerreros, vale a dire Spook Country, non foss’altro per la campagna mediatica che ci ha avvolto come una marmellata, e ho iniziato a leggerlo. L’impressione è sempre la stessa, ma siccome ci sono personaggi e storie interessanti, comunque sono andata avanti, non foss’altro per vedere come va a finire e quali e quanti personaggi assurdi riesce a partorire la sua fantasia. Insomma, mentre leggo non posso fare a meno di pensare più al lui, come personaggio, che a quelli che compaiono nella storia, a cosa pensava in quel momento, a cosa lo ha ispirato, al momento in cui gli è venuta l’idea di dipingere un certo tipo di faccia, un vestito, una macchina.
Ma se scrivo di queste cose non è per fare una recensione (altri lo fanno regolarmente e li ringrazio). E’ invece per riflettere su un altro fenomeno: quello del product placement.

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peace&love

Il 68 ha quarant’anni, il simbolo della pace 50.

Ma il mondo cambia, o è solo una illusione?

Buona visione!

http://www.geomondo.it/SlideShow/peace&love/index.html Continue reading

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La città che non vorrei: sgomberato il Fornace di Rho

Cosa avremmo dovuto aspettarci? Nient’altro. Dopo decenni di amministrazioni di destra gli spazi sociali sono stati smantellati tutti. la gente si aggrega solo nei luoghi di lavoro, e in questo modo non fa altro che portare avanti la propria alienazione.
E ora, grazie all’Expo, la città sarà ancora peggio di prima. Sarà ancora peggio per noi, che non vogliamo proprio metterci in testa che per divertirsi è necessario vestirsi cool, bere una birra versando otto euro per il plusvalore di immagine che ci viene graziosamente concesso dalla marca che spicca sull’etichetta, che non vogliamo sorridere sempre, passare serate a raccontare esclusivamente gli episodi trascurabili della propria vita, che non vogliamo far finta di essere qualcuno che ha una lunga storia alle spalle, obbligati però a sembrare fisicamente diciottenni.
La città non ha spazio per chi crede che uno con la svastica tatuata sul braccio, quando aggredisce un extra comunitario, non lo fa perchè era solo ubriaco, ma perché ha un progetto preciso. La città non ha spazio per chi pensa che esista un altro ritmo, rispetto a quello imposto dal cemento, dalle automobili, dal glamour. La città, come sappiamo, non ha spazio per biciclette, orti urbani, fiori, idee, sorrisi, vestiti di pezza. Non ha posto per gente che pretende di poter di rispondere male a chi gli impone come deve essere, e cosa deve fare.
Non ha posto neppure per chi ha voglia di essere pazzo di gioia, la mostra ostentatamente in pubblico, pretende di condividerla con mille altre persone, senza spendere un soldo, perché la gioia, il divertimento, la possibilità di raccontare agli altri quello vuoi davvero fare, sono la migliore delle monete per vivere una vita decente.
 
 
Il 27 maggio all’alba è stato sgomberato il Centro Sociale SOS Fornace di Rho.
In un territorio già sconvolto dalla Fiera e che si appresta a nuove speculazioni in vista dell’Expo 2015 continuano le politiche securitarie che tanto vanno di moda in questa metropoli. I primi effetti dell’Expo sono la conferma di questo modello fatto di espulsioni di immigrati, sgomberi di centri sociali e campi rom, funzionale alla trasformazione di Milano e dei Comuni situati a ridosso del luogo in cui sorgerà l’esposizione universale, in una "città vetrina" del lusso e del consumo, con prezzi delle case accessibili solo alle fasce sociali più ricche e dove nel giro di pochi anni saranno realizzate immense operazioni immobiliari.
Il Centro Sociale SOS Fornace da tre anni occupato lotta sul territorio, costruisce socialità e aggregazione alternativa.
Il primo appuntamento dopo lo sgombero è per questa sera alle ore 21.00 tutte/i davanti al Comune di Rho.

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Aborto clandestino: una esperienza in video

 

Giovanna Bartolozzi nel 1965 subì un aborto clandestino. In questo video la sua storia.

Il testo del racconto,
scritto in prima persona da Giovanna, è letto da Maria Pia Passigli.

http://www.saveriotommasi.it/video/documentativi/aborto-clandestino/

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Un’idea per l’hackmeeting? Maker faire

2008-05-05

Il 3 e il 4 maggio, un po’ lontano da noi, vale a dire a San Mateo, in California, si tiene un festival che celebra il saper fare, lo scambio,l’open source. Due giorni in cui tutti, possono andare e scegliere se limitarsi a guardare, impugnare un cacciavite, mettersi alle tastiere, oppure mettere in mostra e condividere quello che si è già realizzato. (maker, ovvero chi fa, fabbrica) viene definito dagli organizzatori come un evento "famigliare", un evento DiY (Do it yourself). Ed è già al terzo anno. L’anno scorso hanno partecipato scienziati in cucina, entusiasti del robot da sgabuzzino, smanettoni in ogni campo. E al festival si può vedere di tutto, tutto quello che la creatività può produrre con le macchine o con un po’ di conoscenza tecnologica, se solo si sa uscire da uno schema pre imposto, o dalle regole del gioco. A Maker fare si posso vedere dalle Joy slippers, letteralmente un paio di pantofole per "disegnare con i piedi", al Light doodles, che permette di creare fantasmi luminosi sopra a una fotografia, Marvin, un robot punk autoprodotto,

The skull, ovvero un teschio fatto di rifiuti tossici che al posto degli occhi ha due enormi schermi attraverso i quali si possono vedere film come La notte dei morti viventi, L’ultimo uomo sulla terra o l’intera serie di Flash Gordon, ma può anche emettere voci umane rielaborate, a partire da testi che gli vengono inviati. Oppure le Magical Urban Creatures come lo spirito caduto del coniglio, ovvero degli animali fantastici, semoventi, e costruiti con avanzi vari recuperati negli scarti urbani.

 

 

 

 

Alla scorsa edizione c’era l’angolo Serpica Naro: Swap-O-Rama-Rama, per liberarsi dai propri vestiti e ripensare, con gli scarti, a un nuovo stile di abbigliamento, che oltre a vestire consenta pure connettività. E anche il più classico geek: Electric Western , con il suo un campionario di strumenti elettronici, dal sintetizzatore a vapore, al robot cantante, costruiti esclusivamente con pezzi riciclati e comunque antichi.

La notizia del festival probabilmente circolava in fanzine e blog, ma la cosa interessante è che è stata pubblicata anche sull’ultimo numero di Economist. perché? Perché questo tipo di iniziative sono un laboratorio, sono l’unico punto ormai rimasto in cui si producono, e soprattutto si scambiano, ovvero si possono pure migliorare, innovazioni degne di questo nome, e non ricicli di vecchie idee. E, sottolinea l’Economist, tutto questo è possibile perché le componenti elettroniche sono sempre meno costose, sempre più gente ha a che fare e vuole avere a che fare con loro, sempre più gente, grazie a internet, condivide e confronta con tutto il resto del mondo quello che fa, e grazie al concetto di open source, che sta finalmente e per fortuna uscendo dai confini del software, lo può migliorare senza limiti e senza vergogne.
L’anno scorso al Maker Faire sono arrivati 40mila visitatori. Può essere un’idea per il prossimo hackmeeting?

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