No paura: radici biologiche della paura e soluzioni

Sei all’aeroporto e stai per prendere
un volo quando improvvisamente ti rendi conto di esserti dimenticato
di comperare una polizza assicurativa per il viaggio. Vai all’ufficio
delle linee aere e ti offrono una scelta: un pacchetto che copre i
casi di morte per terrorismo,e uno, meno costoso, che copre i casi di
morte per cause varie. Cosa sceglieresti? Questo quesito è
stato posto a una serie di persone, I risultati sono stati riportati in un articolo pubblicato dalla rivista di divulgazione
scientifica New Scientist il 27 agosto del
2008.

Sembra una scelta semplice, ma non lo
è. La scelta meno costosa infatti copre sia i casi di
terrorismo sia gli altri, e sembrerebbe la migliore. E quando un
gruppo di psicologi ha provato a sottoporla a un gruppo di persone
durante un test, si è scoperto che la maggior parte delle
persone preferiscono pagare l’opzione che protegge solo in caso di
terrorismo. Dunque il semplice suggerimento di un problema
“terrorismo”, ha un effetto così potente da convincere la
gente a compiere scelte decisamente non convenienti.

L’eccessiva influenza della paura sul
comportamento umano è emersa in modo molto chiaro in seguito
agli attacchi dell’11 settembre 2001. Per tutti i 12 mesi
successivi molti americani hanno scelto di guidare, invece che
volare. Il risultato è che il numero di persone coinvolte in
incidenti stradali durante quell’anno è salito a 1.600
persone, vale a dire sei volte di più di che si trovavano nei
tre aerei dirottati. Lo studio è stato pubblicato su Risk
Analysis da Gerd Gingerenzer del Max planck Institute for Human
Development.

Pessime decisioni vengono prese anche
quando dobbiamo ponderare i rischi/benefici che possono essere
provocati da un’analisi per il cancro o da una vaccinazione, o
giudicare la pericolosità di un impianto nucleare o
dell’effetto serra.

Ma se non ce la facciamo, un motivo
c’è: il problema risiede nella nostra risposta emotiva.
Quando siamo turbati o comunque colpiti nelle nostre emozioni, siamo
incapaci di soppesare con calma le varie opzioni possibili. Veniamo
invece condotti solo dalle nostre sensazioni. E se sono di terrore e
paura, il risultato è facilmente intuibile.

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Chiaiano chiama

                               Chiaiano-Marano : un altro sguardo dal Titanic
                                                         

Mentre mi accingo a scrivere questo articolo mi chiedo come fare a raccontare quello che la nostra terra e la nostra gente sta vivendo. A Chiaiano-Marano le amministrazioni locali, comitati e gruppi di cittadini continuano a resistere da ben dieci mesi…a che? Dall’altra parte del muro, che è la maggior parte dei cittadini italiani la situazione sembra chiara: l’emergenza rifiuti provocata dal malgoverno degli enti locali e della regione Campania coniugata alla scarsa coscienza civile dei campani, è stata risolta da questo governo, che ha imposto discariche ed inceneritori e finalmente una soluzione energetica è stata avviata.
Questo è quanto è stato divulgato, diffuso e propagandato dai mass media nazionali. Ma qual è la verità? Per comprendere dobbiamo osservare il panorama globale : negli USA sta partendo la Green Revolution voluta dal neoeletto presidente Obama con l’intenzione di rimettere in moto l’economia attraverso una poderosa operazione di riconversione industriale dell’intero sistema  alle energie rinnovabili. La consapevolezza incarnata da Obama è che la via d’uscita alla crisi economica è in una delle variabili all’origine della crisi stessa e cioè la fine dell’epoca dei combustibili fossili. Le risorse energetiche tipiche dell’età industriale e post industriale stanno terminando, nel contempo durante gli ultimi duecento anni oltre a dare fondo ai combustibili fossili, abbiamo provocato forti squilibri nell’ecosistema globale tanto da temere, dagli ultimi report ONU del pianeta, il punto di non ritorno a causa del riscaldamento climatico.  L’Europa da sempre sensibile ai temi delle energie rinnovabili si è dotata di una legislazione attenta tanto da considerare irrinunciabile, in tema energetico, il ciclo integrato dei rifiuti che prevede la riduzione all’origine, il riciclaggio, la raccolta differenziata, il TMB ovvero il trattamento meccanico biologico a freddo e infine gli  inceneritori, con  il residuo che resta che finisce in discarica. Ma in Italia  la politica energetica ha ignorato le energie rinnovabili, ha consentito con i Cip6 che venissero considerate rinnovabili le cosiddette energie “assimilate” ovvero quelle prodotte dagli inceneritori. Sto dicendo che parte della bolletta dell’Enel che tutti gli italiani pagano e che doveva finanziare le energie rinnovabili, i Cip6 appunto, è stata dirottata a finanziare le energie assimilate come quelle prodotte dagli inceneritori che non producono energie rinnovabili. Questo abile colpo di teatro prodotto dal governo Prodi ha riagganciato gli interessi di gruppi industriali e di potere al tema rifiuti. Le vacche magre sono tornate grasse e con buona pace della normativa europea in Italia il ciclo integrato dei rifiuti si limita all’ultimo segmento : discariche ed inceneritori.


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Il nozionismo fa male: uno studio scientifico

Uno studio effettuato dall’Università di Cambridge,  basato su tre anni di ricerca, 29 pubblicazioni
scientifiche e numerosi incontri pubblici, il primo effettuato da 40 anni a
questa parte in Inghilterra sulla qualità e l’utilità dell’educazione nella
scuola elementare, ha dato risultati molto interessanti. Dall’analisi scientifica
emerge infatti che nell’attuale sistema scolastico inglese, i bambini vengono
impoveriti da programmi che puntano solo ad esaltare le capacità letterarie e
matematiche, e che tralasciano completamente i momenti creativi e le materie
artistiche. Un iter curricolare che punta solo alle conoscenze ”classiche”, e
che riempie con il programma delle materie considerate più importanti la
maggior parte della settimana, impedisce ai bambini di ricevere una educazione
che li arricchirebbe dal punto di vista umano, consentendogli di avere in
futuro un approccio più responsabile e autonomo nei confronti della società.

Per come sono stati organizzati gli attuali programmi
scolastici in Inghilterra infatti,  i bambini
stanno perdendo la possibilità di studiare arte, musica, teatro, storia e
geografia

Lo studio critica anche l’eccessivo ricorso ai SAT Reasoning
Test, i test di valutazione scolastica utilizzati in Gran Bretagna, molto
simili ai test Invalsi, introdotti recentemente anche nel nostro sistema
scolastico. I Sat valutano quasi esclusivamente le capacità scolastiche
relative alle discipline da sempre considerate più importanti, e in questo modo
falliscono nella valutazione complessiva del ruolo educativo scolastico.

S parla esplicitamente di sistema compulsivo di
apprendimento culturale, facendo riferimento a un comportamento patologico che
di solito caratterizza i consumatori di cibo, droghe e sesso. Al posto di
quello attuale, viene suggerito, sarebbe più utile un curriculum che punta alla
valutazione della conoscenza in senso generale e alla capacità di affrontare i
problemi.

Il rapporto della Cambridge University, che arriva proprio
nel momento in cui il governo sta rianalizzando i programmi scolastici,  ha anche accusato il governo di cercare di
controllare tutto quello che succede in ogni classe in Inghilterra, spingendo a
quella che viene definito come un tentativo di uniformazione politica della
vita dei bambini. E tra l’altro, nonostante ciò, molti bambini escono dalla
scuola elementare con scarsi risultati scolastici.

Il  DCSF, dipartimento
per i bambini, la scuola e la famiglia del governo inglese, ha rivelato che lo
studio verrà considerato da Jim Rose, un esperto che è stato incaricato di
rivedere i programmi in modo da fornire agli insegnanti la possibilità di
disporre di maggiore flessibilità e libertà.  

In Italia, la riforma scolastica varata dal governo,
soprattutto quella relativa alla scuola primaria,  va in direzione opposta. Con un orario scolastico
limitato al mattino, e una sola maestra, i bambini si troveranno a fare la
rincorsa per imparare le nozioni base di matematica e italiano, e non ci sarà
tempo per imparare ad esprimere se stessi, sperimentare i propri lati creativi,
o scoprire le proprie capacità di relazione. Per questo saranno disponibili i lunghissimi
pomeriggi a casa, dove, con la compagnia della televisione, le emozioni
potranno essere pilotate in mondi assai più fantastici, dove si impara a
sparare, a fare i duri, a essere molto sdolcinati, a fare sesso e soprattutto a
circondarsi di oggetti scintillanti per vivere una vita di plastica. Continue reading

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ora di religione

In Italia gli insegnanti di religione vengono pagati dallo stato, ma non
devono effettuare nessun concorso: vengono scelti direttamente dalla curia
romana ( e non a caso ci sono genitori cattolici che non fanno fare religione
ai figli a scuola). A questa assidua cura e perfezione, non corrisponde
altrettanta cura nell’offerta dell’ora alternativa. La maggior parte degli
allievi hanno poche scelte davanti: stare a casa (se si tratta della prima o
dell’ultima ora della giornata), fare i propri compiti da soli, fare i propri
compiti con la presenza (parlare di aiuto sarebbe troppo) di un insegnante.
Quando i genitori chiedono qual è il programma di alternativa, i dirigenti
fanno un vago accenno a delle linee guida ministeriali, che però non vengono
mai rese pubbliche. Nonostante sarebbe invece molto utile un’ora nella quale si
analizzano i miti delle società nel mondo e il loro legame con le usanze
locali. Un’ora così, nel  mondo delle utopie, servirebbe a una vera
integrazione: comprensione delle culture del mondo, rispetto, analisi delle
ragioni che giustificano alcuni comportamenti. L’utopia in realtà non dovrebbe
neppure essere inventata: nella città inglese di Bradford,  da diversi
anni è stato adottato il Syllabus, un dettagliato curriculum di educazione
interreligiosa e interculturale che attraversa i vari ordini e gradi di scuola
materna fino alla scuola superiore. Caratteristica del progetto è la sua
attenzione alla pluralità delle religioni e la sua trasversalità rispetto alle
altre discipline di insegnamento. E’ tutto raccontato nel libro Educare al
pluralismo religioso. Bradford chiama Italia della Emi. 

Ma la realtà scolastica italiana  non è assolutamente  in grado di
far fronte a tale nuova situazione di pluralismo. peggio: reagisce proponendo
omologazione.
Ecco la lettera della Diocesi di Milano agli studenti per invitarli a
iscriversi all’ora di religione. Con toni melliflui (gli stessi con cui cerca
anche di convincere i ragazzi italiani che esprimono la scelta per alternativa:
ogni anno alla prima lezione fanno finta di non ricordarsi chi era iscritto e
chi no e tutti devono assistere alla presentazione) propone agli stranieri di
non sottrarsi all’ora di religione.  E le motivazioni sono notevoli, le
stesse che convincono la gente a non sottrarsi al rito domenicale solo perché
non vogliono sfigurare con gli altri, ma che persuadono anche chi non ha soldi
a risparmiare per comperarsi la macchinetta prestigiosa, le scarpe di marca, e
tutto quello che ci vuole per sentirsi a posto, identici agli altri, non
criticabili. 

Strano. grazie alla globalizzazione in teoria viviamo nel mondo della
diversità visibile. nessuno, neppure un bambino di tre anni, può ormai dire che
non sa come vivano in altri Paesi, che meraviglia sia appartenere ad altre
culture. E ormai tutti sanno che un ecosistema in natura è forte e vitale solo
se riesce ad accogliere e far convivere migliaia di organismi diversi.

Eppure il secolare potere religioso ci riprova. 


PER TE CHE VIENI DA UN PAESE STRANIERO

CIAO!
Benvenuta, benvenuto in Italia e nella nostra scuola italiana,

Forse sei
un po’ a disagio in Italia, non conosci le persone, la lingua o non capisci
alcuni atteggiamenti o modi di vivere, ma vedrai che ti troverai bene. Noi
italiani, si dice, siamo brava gente,come tutti abbiamo i nostri difetti.Ci
piacerebbe che tu ti sentissi a casa. Ora questa è la tua casa. Per stare bene è
bello conoscere le persone , la loro storia , la loro cultura , le tradizioni ,
la religione. L’Italia è un Paese che ha una storia che viene da lontano. Stando
qui la imparerai anche tu, come quando noi andiamo al tuo Paese. La nostra
storia è stata profondamente segnata, da quasi 2000 anni, dalla religione
cristiana cattolica: ti basti pensare alle molte chiese che vedi dappertutto, a
monumenti come il Duomo di Milano o S. Pietro a Roma, ai quadri di artisti
famosi con scene della Bibbia, della vita di Gesù e di sua madre Maria, di Santi
come Francesco d’Assisi o Giovanni Bosco o padre Pio; se leggi qualche giornale
o accendi la TV senti spesso parlare o discutere di Papa, Vescovi, preti, di
incontri religiosi per ragazzi o di quelli con capi di altre Religioni o di
altre Chiese cristiane. Sì, perché anche in Italia non ci sono solo i cristiani
cattolici, ma cristiani di altre confessioni: ortodossi, luterani, valdesi,
evangelici. Ci sono anche persone che seguono altre religioni: ebrei, musulmani,
buddisti, hindù, e così via, ognuno con la sua storia e i suoi testi sacri, le
sue tradizioni e le sue feste. Nella scuola italiana c’è una disciplina, un
sapere scolastico, chiamato "Insegnamento della religione cattolica" (o IRC):
esso può aiutarti proprio a conoscere soprattutto questa religione, la Bibbia,
il pensiero e la storia della Chiesa, ma anche altre religioni. Se tu ritieni
giusto e utile parteciparvi lo puoi fare e sarai ben accolto. Non sei obbligato,
tanto meno a diventare cristiano! Si tratta infatti di un corso che vuol
arricchire le tue conoscenze e portarti a comprendere sempre meglio la tua
religione personale e quella del Paese che ti accoglie. Questo corso può
aiutarti anche ad affrontare tanti problemi tuoi e del mondo: il mistero della
vita e la morte, guerra e pace, amicizia e amore, razzismo e tolleranza, persona
e comunità, libertà e leggi.Sono certo che tante volte ti sarai chiesto: " Da
dove vengo io e gli altri? Perché sono nato? Come sarà il mio futuro? Come mai
alcune persone cercano il dialogo e l’incontro e altre vogliono la divisione e
la discordia? Perché ci sono delle persone buone e altre egoiste ? Che senso ha
la mia vita? Che posto avrò nel modo? Che io ci sia o non ci sia, cambia il
futuro dell’umanità? Quanto vale una persona? Quanto valgo io ? ". Queste sono
domande che tutti si pongono, se trovi la risposta a queste domande la tua vita
diventa una vita bella, buona e piena di serenità. Con l’Insegnante di Religione
puoi discutere dei problemi che riguardano la tua crescita e scoprire che
proprio tutta la cultura e quindi anche quella religiosa , è un valido aiuto per
cercare le risposta alle necessità della vita quotidiana. Anche quando non hai
voglia di studiare è bello sapere che tutti i professori e quindi anche quello
di Religione sono lì per aiutarti. Di tutto ciò puoi parlare con i tuoi
genitori, con i compagni di scuola, con qualche insegnante, in particolare con
l’insegnante di religione della tua scuola.

Ti aspetto, con
amicizia
L’insegnante di religione

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Green concrete: soluzioni per la crisi

Il
giardino come luogo delle possibilità, nel quale dare corpo a
interpretazioni personali, al caos, inteso come comportamento di un
sistema dinamico, alla sapienza di mesh up che, come in una sapiente
ricetta di cucina, mescolano competenze, istinti, affetti,
tradizioni. Un piccolo (a volte grande) territorio di
riappropriazione della propria vita organica, simboleggiata dalla
disposizione di piante e fiori, o da una bidone che contiene compost,
il prezioso materiale che trasforma gli scarti in ricchezza.

Il
fenomeno dell’orto urbano, magari ricavato sul balcone, e proposto
come ridefinizione moderna dello spazio urbano, come ha fatto il
gruppo Work Architecture Company di New York, che ha vinto l’ultima
edizione del premio MoMa per giovani architetti, sta sempre più
prendendo piede. E dagli esperimenti di
guerrilla gardening,
durante i quali persone munite di bulbi e palette hanno cercato di
riabilitare le aiuole spartitraffico.
In Italia molti gruppi
stanno portando avanti iniziative di questo tipo. Tra questi c’è
Crepeurbane
che a Bologna, presso l’Urban center in via Nettuno 9, ha
presentato la mostra fotografica Ins*orti Crepe Fertili, e presenterà
martedì 17 febbraio il libro di Michela Pasquali I giardini di
Manhattan, storie di guerrilla gardens (Bollati Boringhieri). Le
immagini riportavano l’atlante delle specie vegetali spontanee
maggiormente diffuse sul territorio urbano bolognese; quelle che
colonizzano le infinite crepe urbane, e  che, nonostante le loro
apparenti dimensioni di fragilità, fratturano muri e strade.

Lo
spazio urbano da sempre ha rappresentato un melting pot di socialità
e culture diverse. Ma negli ultimi anni sta perdendo questa sua
caratteristica, a favore di un tentativo di omologazione, di sicuro
più rassicurante, nella complessità di un mondo sempre
meno comprensibile, ma indice di monotonia e di termine delle idee.

Gli interventi di Crepe urbane e degli altri guerrilla gardeners
invece, cercano di recuperare l’eterogenicità, proprio a
partire da ciò che più è stato soffocato dal
tessuto urbano a sviluppo rapido, vale a dire la parte organica.
Liberare le piante e gli ortaggi diventa dunque simbolo di una
protesta contro l’estirpazione di elementi che, come i vegetali,
creano reti complesse indispensabili per la nostra sopravvivenza. Il
nutrimento, l’aria, il suolo, ma anche i sapori, e i principi
attivi che possono curare.
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Il figlio di Eluana

«Eluana è una persona viva , respira, le sue cellule
cerebrali sono vive e potrebbe in ipotesi fare anche dei figli. È necessario
ogni sforzo per non farla morire».
Così ha detto Berlusconi, per giustificare l’approvazione del decreto che vieta
la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione di Eluana Englaro.
La reazione di rabbia si arresta per un istante. Il cervello sta lavorando. Su
due fronti opposti. Da una parte cerca di sopprimere, dall’altra non può fare a
meno di generare una immagine che non avrebbe mai voluto tirare fuori.
Berlusconi riesce sempre a superare il confine dell’eccesso e ce l’ha fatta
anche questa volta. Anche questa volta ha toccato l’essenza: Eluana, oltre che
essere in coma è pure una donna. E qual è il sogno di ogni maschio virile e
fascista che si rispetti? Avere a disposizione una bambola di gomma, da mettere
incinta senza neppure che lei se ne accorga.
Potrebbe per ipotesi fare dei figli. E’ una frase che inchioda, che uccide, che
impedisce ogni tentativo di pensare che sia stata tirata fuori a caso. Quali
figli potrebbe fare Eluana? Gli stessi che dovrebbero fare tutte le donne che
vengono messe incinte da chi non avrebbero mai voluto neppure le sfiorasse? Gli
stessi che porteranno le vite di tutto il nucleo famigliare in una situazione
ancora più disastrosa? O quelli che nasceranno senza avere la possibilità di
essere bambini normali?
Chi scrive questi testi da piece teatrale, evidentemente usa droghe pesanti e
vive sotto una tenda di velluto nero e pesante. L’unica che può nascondere
tutto. E Berlusconi, va detto, recita sempre la parte in modo perfetto. Non
deve venire a nessuno, neppure in questo caso, il dubbio che i figli sono tali
solo quando c’è anche qualcuno che li ama e gli fa da genitore. Che il figlio
come entità autonoma è un mostro, una chimera. Non deve venire a nessuno il
dubbio che i figli non siano un oggetto a se stante e, guarda caso, anche una
nuova e preziosa fonte di consumo.
Se fossimo in uno science fiction show (ma forse ci siamo già) verrebbe fuori
subito un bel gruppo oltranzista cattolico, formato da donne combattive, simili
a quelle che si sono fatte impiantare in Francia gli embrioni scartati dalle
fecondazioni artificiali di altre donne. Sicuramente troverebbero il modo di
spiegare che Eluana potrebbe  trovare un senso alla sua vita proprio
generando un’altra vita. Discuterebbero un po’ su come fecondarla (in fondo non
sono mai state convinte della provetta), forse proporrebbero a un volontario di
"coprirla", proprio come si fa con le mucche o le pecore. Infine
farebbero le collette per fornire un corredino degno e una veglia notturna la
notte del parto. Nel frattempo.
Eluana dorme. Eluana non c’è. Per fortuna. Eluana non può intervenire.
Purtroppo. Se potesse stabilire una comunicazione, visto che siamo nella
science fiction, sarebbe bello potesse spiegare che proprio come non ha senso
far nascere bambini non desiderati, perché bambino e adulto sono una coppia che
non si può dissolvere, non ha neppure senso mantenere vitale un corpo senza vita.
La vita non è semplice biologia riduzionista, ma qualcosa di caoticamente
complesso, che comprende anche le emozioni, un ambiente e delle relazioni che
fluttuano e si modellano a vicenda e cambiano in continuazione.
L’unica cosa che non sembra cambiare qui è la percezione da parte degli
italiani che qualcosa non va. Il gigantesco scivolo sul quale erano saliti,
pensando di trovarsi all’acqua fun, ci sta portando dritti dentro a un regime
che riesce a essere perfino peggiore di quello di sessant’anni fa. Le barriere
che stiamo cercando di mettere ogni giorno sono sempre meno efficaci, perché
potevano funzionare solo quando la pendenza era leggera. Ma la parete adesso è
sempre più ripida. E la storia di Eluana è in realtà una parodia della nostra.
Lasciamo morire lei e svegliamoci noi, e non viceversa.

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Per dire no alla Gelmini: Segreterie della buona scuola

Riprende la battaglia per una scuola di qualità:
da qui al 14 febbraio, il periodo previsto in tutta Italia per le iscrizioni alla scuola elementare e media, le segreterie della buona scuola stanno raccogliendo dei moduli alternativi e volontari che evidenziano in dettaglio la scelta per un’organizzazione scolastica diversa da quella proposta dal governo.

Ecco un video che spiega la campagna

I genitori chiedono che sia garantita la possibilità delle 40 ore non solo come presenza a scuola per un periodo necessario all’organizzazione famigliare. Ma che il modello educativo possa offrire invece un tempo aperto, durante il quale non è necessario imparare con fretta, solo nozioni "classiche". La scuola è uno spazio educativo in senso globale. E per poter svolgere questa funzione, non può essere un luogo nel quale il bambino impara da un unica maestra solo le materie più importanti. Imparare a scuola significa avere la possibilità anche di fare gite, laboratori, ore di approfondimento, che solo con due maestre con titolari e presenti in alcuni momenti contemporaneamente è possibile garantire.

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Congo: un video che non lascia scampo

Il 22 gennaio Laurent Nkunda, capo dei ribelli congolesi del Nord Kivu, è
stato arrestato in una operazione militare che ha visto la collaborazione
dell’esercito del Congo e delle forze armate del Rwanda.
Come al solito in Africa, ma anche altrove nel mondo, non è sempre semplice
capire che ruoli hanno gli attori, e da che parte stiano. Nkunda per esempio,
aveva in passato fatto parte dell’Esercito del Congo, e protetto il precedente
presidente, un tutsi, come lui. Nkunda, laureato in psicologia, sostiene di
aver deciso di prendere le armi durante il conflitto tra hutu e tutsi in
Rwanda, nel 1994. E tuttora sostiene che il suo ruolo principale è quello di
difendere la minoranza tutsi. Non a caso le forze militari rwandesi coinvolte
nell’arresto sono hutsi.
Ma un altro elemento che complica la scena è che l’arresto è avvenuto una
manciata di giorni dopo che Nkunda aveva firmato un accordo di pace con Mai
Mai, capo di milizie filogovernative, che tra l’altro avrebbe permesso l’arrivo
di forze di pace delle nazioni Unite in 13 località. Secondo molti osservatori
internazionali si trattava di un accordo fragile, visto che al tavolo non c’era
nè il governo del Rwanda, paese con cui confina la regione del Kivu, nè quello
del Congo, che invece ha emesso un mandato internazionale di cattura per
Nkunda. Nkunda aveva tra l’altro esplicitamente chiesto che venissero in
qualche modo isolate le milizie hutu, facendo espliciti riferimenti al
genocidio del 1994. ma Nkunda non è esattamente un eroe positivo: nonostante
sostenga di essere un capo religioso e umano, le nazioni Unite lo hanno
denunciato per aver arruolato bambini, violentato donne e aver compiuto stragi
nei villaggi. Non solo. Nkunda sostiene anche di non aver niente a che fare con
il coltan, le cui miniere invece sono proprio nelle terre da lui controllate.
Il coltan, derivato dal tantalio e impiegato in tutta l’elettronica di consumo,
nei reattori nucleari, nel settore aerospaziale, ha in realtà subito una
contrazione dei prezzi negli ultimi anni. La maggior parte del coltan mondiale
proviene dall’Australia e dal Brasile. E non a caso le compagnie telefoniche,
per tirarsi fuori dall’accusa di essere responsabili delle sanguinose e
interminabili guerre congolesi, hanno sempre dichiarato di procurarselo
altrove. In dicembre però la più grande miniera del mondo, wodgina, in
Australia, è stata chiusa. Da sola provvedeva al 30 per cento della domanda
mondiale. La miniera australiana aveva dei costi di gestione troppo elevati per
gli standrd a cui era sottoposta, e la proprietaria Talison ha dichiarato che a
causa della crisi finanziaria, la domanda di coltan si è contratta, facendo
crollare i prezzi. Con questa chiusura invece potrebbero decollare di nuovo. Ma
in Congo la sua estrazione è sempre stata conveniente perché è basata su una
forza lavoro che ha un costo praticamente uguale a zero. e proprio la
situazione di guerra permanente permette una speculazione che non sarebbe
possibile se ci fosse un controllo governativo.

Per saperne di più sulla relazione tra coltan, situazione politica del
Congo, responsabilità internazionali, Patrick Forestier, reporter della Tac
presse, ha prodotto un video che presenta una situazione al tempo stesso
semplice e ingarbugliata, che nessuno, evidentemente, ha voglia di cambiare. 
Viene intervistato Nkunda (il video è del novembre scorso), che dichiara di non
interessarsi alle risorse minerarie, imprenditori europei che sostengono di non
doversi interessare di cosa accada nelle miniere, il governo che ha una sua
opinione, le nazioni Unite un’altra. Il video è in inglese e francese, dura 50
minuti e non è di facile visione. Qualche volta viene voglia di staccare, per
sottrarsi alle responsabilità, per pensare ad altro, per far finta ancora una
volta che in fondo queste cose non sono interconnesse con gli altri mali che ci
stanno venendo addosso in modo più spicciolo.

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Gaza e la Bbc

Il dramma di Gaza non è finito. C’è una tregua e sono stati promessi aiuti consistenti. Ma il problema principale non è la soluzione del presente. Gaza non ha mai avuto una vita normale. Ed è proprio questa assenza di normalità che impedisce alla gente di credere in un futuro.
I media fanno a gara per raccontare come procede la situazione politica contingente, perché elezioni e rapporti tra i Paesi sembrano più importanti del destino di qualche famiglia.
La Bbc per esempio si sta rifiutando di mettere in programmazione un appello per Gaza. L’appello è stato lanciato da Disaster Emergency Comittee (Dec), un consorzio formato da 13 organizzazioni umanitarie, tra le quali Action Aid, Oxfam, Islamic Relief, Save the Children e la Croce Rossa inglese.
L’appello chiede di donare soldi per affrontare la crisi di Gaza, e mette in chiaro a cosa servono: acquisto di coperte, cibo, sistemazione della rete elettrica e della rete idrica, sostegno per le strutture sanitarie. L’appello è per l’aiuto di tutte le vittime della crisi, e non esclude le vittime israeliane della guerra . Ma ovviamente non le può riguardare troppo da vicino. In Israele l’elettricità funziona, l’acqua c’è sempre, il cibo non manca, è possibile acquistare tutto quello che serve per tenersi caldi. E soprattutto, gli ospedali non restano senza sangue, disinfettanti, siringhe, medicinali.
Ma la Bbc si è rifiutata di mettere in programmazione il filmato che veniva proposto da Dec perché ha sostenuto che poteva essere interpretato come presa di posizione politica.

Forse il problema è che l’appello non riguarda solo ed esclusivamente quanto successo durante l’ultimo mese di attacco, ma anche i precedenti 18, in cui Gaza è stata chiusa in una gabbia dalla quale nessuno poteva uscire. E le assicurazioni di Dec, che ha continuato a sostenere che gli aiuti non erano preclusi a nessuno, non hanno rassicurato la BBc. Per forza. Tutti sanno quale enorme sproporzione ci sia tra i due fronti, ammesso che sia giusto chiamarli così.
50 persone hanno protestato davanti agli uffici della Bbc, e diecimila hanno mandato messaggi di protesta. Sul sito del Guardian, sotto all’articolo che pubblica questa notizia c’è il solito lungo e interessante elenco di commenti. Ed è difficile trovarne uno che capisca le ragioni della tv pubblica inglese,. Al massimo viene detto: I doubt biased reporting had anything to do with the original decision. The BBC is still under the influence of GBs imperialism and its stance against Israel and the independent colonies hasnt changed since 1947.

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Tante facce contro la Gelmini

Antonella, Lisa, Marina, Lorenzo, Sophie, Massimo, Daniela, Nora, Marco,
Lucia e molti altri… sono i genitori e gli insegnanti che per difendere la
scuola pubblica da tagli sconsiderati questa volta ci hanno messo la faccia,
la voce, il tempo. Sono diventati i protagonisti di un video:


Il video si trova su Youtube, lo stesso canale che il Ministro Gelmini ha
utilizzato per parlare proprio a chi – a suo avviso – non capisce la sua
«riforma» della scuola.
Il comitato di zona 3 di Milano per una scuola di qualità è fatto di persone
qualunque, con idee diverse su tante cose, ma non sul valore della scuola
pubblica. Per questo il comitato, che raggruppa tutte le scuole di zona, è
impegnato da mesi a combattere una legge che pensa soltanto ai tagli e non
all’importanza di fornire una buona educazione.

Il comitato non è solo: a Milano, in altre città, in tutto il Paese sono
nate assemblee e associazioni in ogni scuola. Un milione di persone è scesa
in piazza in tutta Italia contro le leggi approvate dal governo. E anche fra
chi non è sceso in piazza, moltissime sono le persone che non approvano lo
scempio in corso.

Secondo i dati OCSE la scuola primaria italiana è la sesta al mondo per
qualità. Nel tempo pieno si ottengono i migliori risultati e per chi
proviene da famiglie disagiate è in questo modello di scuola che risiede la
possibilità di un avvenire migliore. Non vogliamo perdere questi primati per
una "riforma" insensata, dagli effetti profondamente destrutturanti:

* Quattro ore al giorno di lezione per sei giorni. E una sola maestra. (Era
la scuola elementare di quarant’anni fa).
* La scuola si ritrova con 80 mila insegnanti e oltre 44 mila ausiliari,
tecnici, amministrativi in meno.
* Saltano gli specialisti di inglese.
* Tornano voti in decimi e il voto in condotta. (Erano scomparsi dalla
scuola elementare e media trent’anni fa).
* Niente più ore di compresenze: addio alle gite e alle attività di
laboratorio.
* Tagli per 8 miliardi di euro, equivalenti ai contributi diretti e alle
agevolazioni che vanno allo Stato del Vaticano ogni anno.
* Nella sola Lombardia oltre 45 milioni di euro vanno a 70 mila alunni delle
scuole private, mentre 900 mila studenti della scuola pubblica si portano la
carta igienica da casa.

La protesta non si arrende di fronte al fatto che la legge Gelmini sia stata
approvata e che il Ministero abbia emanato i decreti attuativi. La protesta
continua, più forte di prima.

Stanchi noi? Ma va… Si stancheranno prima loro!

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